C’è un farmaco che opportunamente somministrato cura e previene diverse patologie e diversi tipi di disturbi. Ha delle implicazioni positive sullo stato di salute in genere, aiuta a ritrovare il benessere perduto migliorando la condizione fisica e l’umore; non può sostituirsi a tutti i trattamenti farmacologici, ma risulta un ottimo coadiuvante.
E’ il movimento , il nuovo farmaco prescrivibile dalla classe medica che riduce la morbilità e la mortalità per diverse malattie di grande rilevanza socio – sanitaria.
Perchè prescriverlo?
Gli effetti positivi del movimento sulle patologie croniche non trasmissibili sono da tempo documentati dalla più autorevole letteratura scientifica internazionale. Nonostante il consenso unanime sull’utilità sociale e individuale dell’attività fisica, questa rimane tuttavia poco praticata. Esistono problematiche come la resistenza del soggetto a seguire il consiglio di muoversi, a cambiare le proprie abitudini che ostacolano il cambiamento. Ecco perché si rende evidente la necessità di creare le condizioni per passare dal semplice consiglio ad una vera e propria prescrizione del movimento come farmaco, con dosi e orari precisi. Studi controllati confermano, infatti, che la compliance aumenta quando si passa dal consiglio spassionato e generico alla prescrizione dettagliata. Se non siamo sufficientemente incisivi è perché paghiamo il prezzo di un’eccessiva medicalizzazione la quale, disponendo di veri farmaci efficaci, ha lasciato un po’ da parte lo stile di vita basato sul movimento.
Secondo i più recenti sondaggi gli italiani sono pigri: tocca allora ai medici di famiglia, ai pediatri, ai geriatri prescrivere un po’ di movimento?
Personalmente mi trovo impegnato ogni giorno in azioni di educazione al movimento allo scopo di produrre salute in modo efficace e su larga scala.
Ogni persona matura una propria attitudine al movimento, vale a dire quella abilità di agire nella realtà quotidianamente in funzione dei propri desideri e dei bisogni. Ma nel tempo si ferma e si lascia immobilizzare dalla sedentarietà inaugurando così un lungo periodo di diminuita o scarsa attività fisica.
Il mio primo obiettivo è quello di rompere la sedentarietà, di spingere la gente a diventare più attiva.
Già Ippocrate (460 – 377 a.C.) padre della medicina, aveva intuito l’importanza della rivoluzione dello stile di vita da sedentario ad attivo. La ragione è semplice: il movimento contribuisce a far bruciare ai muscoli zuccheri, grassi e proteine introdotti con l’alimentazione. Una vita fisicamente attiva induce modificazioni e adattamenti che risultano positivi per la funzionalità di organi e apparati. Questi adattamenti rimangono relativamente stabili nel tempo, ovvero, perdurano.
Anche il medico – filosofo Girolamo Mercuriale in seguito, nel 1500, nel suo trattato De arte gymnastica, ribadiva che la ginnastica è fondamentale per preservare la salute e guarire dalle malattie.
Con l’esercizio fisico e una dieta adeguata, confermano i dati di ricerche pubblicate, si possono evitare in una percentuale del 70 – 80 % il diabete dell’adulto con la riduzione della glicemia di base, ictus cerebrali, tumori, osteoporosi, malattie cardiovascolari come ipertensione e infarti, metaboliche (abbassano e controllano colesterolo e trigliceridi), si possono recuperare la non autosufficienza dell’anziano e aiutare i pazienti oncologici a ritrovare il benessere psicofisico dopo le cure.
Il movimento è uno stimolatore graduale del metabolismo energetico e anche del sistema nervoso. Attraverso la produzione di adrenalina, è in grado di dare uno scossone all’intero sistema nervoso aiutando così a tenere sotto controllo ansia, depressioni e psicosi varie.
Meno malattie, dunque, e taglio dei costi per il Sistema Sanitario Nazionale.
I benefici?
Un calo dell’indice di massa corporea (BMI = Body Mass Index) oltre che della massa grassa, un miglioramento del tono e trofismo muscolari e dell’equilibrio, una stabilizzazione dei valori della pressione arteriosa, un metabolismo lipidico e glucidico regolare, un miglioramento del profilo psicologico con recupero del buon umore e dell’autostima.
Movimento per stare bene e per guarire più in fretta: potrebbe apparire una banale regola del buon senso e invece ha bisogno di avere una misura scientifica per essere considerato una vera e propria strategia terapeutica.
Un programma di attività aerobica (cammino, bicicletta, ginnastica o corsa con durata ed intensità tali da portare il ritmo cardiaco al 65 – 85 % della capacità massima per l’età considerata) di moderata intensità, 50 minuti, 3 volte alla settimana insieme ad esercizi di forza e tonificazione con carichi moderati oppure un programma suddiviso in 30 minuti al giorno delle stesse attività, porta a miglioramenti significativi. Per coloro che sono già attivi, sarebbe una buona abitudine alternare lo sport alla semplice attività motoria come passeggiare o salire sempre le scale. Ciò porta alla consapevolezza che impiegare obbligatoriamente un po’ del proprio tempo facendo movimento non è una perdita, ma un guadagno che migliora i parametri di salute e allunga le probabilità di sopravvivenza.
Rimanere attivi nell’arco della giornata è il miglior farmaco che possiamo assumere. Ci si deve assicurare di muoversi spesso. Anche il semplice alzarsi da una posizione seduta quando si è costretti a stare troppo a lungo, ogni 15 minuti per stirarsi e muoversi un po’, contrasta gli effetti negativi causati dalla sedentarietà. In piedi e in movimento il corpo lotta contro la gravità, mentre da seduto la asseconda.
Il movimento non ha alcun effetto collaterale proprio del farmaco se fatto con metodo e controllo; è un toccasana e un orientamento a vivere con sicurezza e fiducia il rapporto con il proprio corpo e la propria salute.
*Articolo coperto da Copyright.
Per approfondire l’argomento, guarda il video della mia intervista insieme alla dott.ssa Loredana Trosi ospiti della rubrica TV Be4eat tenuta dalla giornalista Nicla Signorelli e registrata a Telecolor.
➡ “L’esercizio fisico come farmaco”
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Da Domani Mi Muovo – 1 – La Storia
“Questo libro aiuta davvero a pensare di dare un senso a ciò che si fa: non è la capacità tecnica decisiva o l’abilità, ma ciò che si chiede a se stessi.
Atleta o persona semplice che sia, oggi più che mai ciascuno deve sentirlo forte e perseguirlo con determinazione. Il movimento è una necessità.” – dalla prefazione di Deborah Compagnoni.
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Da Domani Mi Muovo – 2 – L’Inizio
“Questo è un libro che riguarda tutti noi, sportivi e non. Fare movimento, fare esercizio fisico aiutano nella vita fino da quando, giovani, pratichiamo lo sport. Scegliere di continuare ci aiuta a sentirci giovani e a mantenerci in salute. Il corpo che abbiamo ci deve accompagnare per un lungo cammino ed il nostro compito è di mantenerlo sempre nelle migliori condizioni possibili.” – dalla prefazione di Alberto Tomba
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Il successo travolgente delle diete alimentari, tra cui quella detox, nella società di massa nasconde un desiderio di rinuncia.
Un atto di rinuncia legato all’abbondanza, anzi, all’eccesso di offerta alimentare, ma anche un segno di responsabilità nei confronti della propria salute. L’abbondanza di cibo e la sregolatezza attuali comportano problemi di difficile soluzione. Il sovrappeso e l’obesità, l’infiammazione cronica, le intolleranze e le allergie sono condizioni di malessere che interessano gran parte della popolazione mondiale, fatta eccezione per i paesi sottosviluppati; sono dati permanenti e socialmente diffusi.
I modelli di produzione e di consumo che hanno caratterizzato la lunga storia dell’alimentazione, hanno da sempre condizionato i nostri comportamenti quotidiani. Tra molte contraddizioni, le vicende del cibo sono giunte oggi alla consapevolezza, non ancora comune e unanime, però, che il troppo fa male e intossica.
L’idea del detox che esplode in America tra le molte star di Hollywood amanti della linea perfetta, trova oggi un grande seguito anche tra coloro che non militano negli ambienti vegetariani e vegani. Depurare e ridonare energia, con conseguenti benefici per tutto il corpo, è una pratica dalle origini molto antiche. Dall’India, dove la purificazione era un’abitudine regolare nell’ambito della medicina ayurvedica, alla Cina che, attraverso tecniche di depurazione secondo la medicina tradizionale, consigliava periodicamente uno sblocco dei canali energetici, all’antica Grecia e all’antica Roma con l’utilizzo di acque termali, da sempre, in definitiva, si è dato un senso alla disintossicazione.
La disintossicazione è un processo attraverso il quale i sottoprodotti del metabolismo, i radicali liberi, l’alcool, i cataboliti dei farmaci, i conservanti e gli additivi contenuti negli alimenti vengono neutralizzati ed eliminati.
Disintossicarsi è importante non solo per prendersi una pausa da un’alimentazione disordinata, dal cibo cattivo, ma pure da una serie di elementi disturbatori come lo smog e lo stress. Tutte le tossine accumulate contribuiscono ad una accelerazione dell’invecchiamento cutaneo e a un aumento, nella donna, della cellulite.
Spesso si ritiene necessario disintossicarsi solo quando si manifestano chiari disturbi di salute, mentre diventa sempre più igienico mantenere l’organismo disintossicato per evitare che le tossine presenti portino all’insorgenza di malattie.
Ci sono molti programmi detox, a partire dal digiuno totale fino ai tre pasti al giorno, della durata di alcuni giorni fino ai nove e più, con una frequenza annuale variabile.
Il programma disintossicante non può essere classificato come una vera dieta, non può divenire un regime alimentare costante e non può essere prolungato per un periodo di tempo troppo lungo perché manca di molte sostanze nutritive necessarie.
Quali segnali indicano di ricorrere quanto prima ad un programma detox?
Quando manca la vitalità, c’è la tendenza ad una stanchezza costante, mal di testa, la pelle è priva di luminosità, quando ci sono difficoltà digestive, gonfiori, costipazioni, vecchi disturbi e dolori articolari si riacutizzano significa che l’organismo segnala un eccesso di tossine.
Il nostro organismo è in grado di smaltire le tossine prodotte fisiologicamente fino ad una certa quantità; oltre questa quantità e, causa gli effetti di una vita tendenzialmente sedentaria, il processo di eliminazione delle tossine rallenta e il lavoro da parte degli organi emuntori come fegato, reni, sistema linfatico, pelle diventa esagerato. Ecco allora che un programma detox fornisce un sostegno agli organi responsabili della pulizia del corpo grazie alla scelta di cibi che contengono acqua, fibre, vitamine e antiossidanti.
Un’alimentazione leggera e semplice a base di frutta, verdura, centrifugati, succhi, legumi, cereali integrali e riso basmati che rilasciano i glucidi senza far salire l’insulina, semi, frutta secca e tanta acqua è una modalità purificante e alcalina di nutrirsi in quei giorni. Le fibre contenute in questi alimenti stimolano l’intestino, facilitano l’eliminazione di grassi e acqua dal corpo. Vanno invece evitati tutti i cibi trattati, farina e zuccheri raffinati, quelli di origine animale come carne, pesce, formaggi e latticini, uova, le bevande alcoliche e il caffè. Per accelerare il processo di disintossicazione sono consigliati infusi e tisane a base di tarassaco, ortica e cardo mariano dalle proprietà antiossidanti e epatoprotettive.
L’irresistibile attrazione per l’eccesso e le sue conseguenze avevano spinto già lo specialista Henry Chenot a ideare un menù capace di attivare il meccanismo di depurazione. I benefici sono stati confermati: perdita di peso per eliminazione dei liquidi in eccesso, regolazione del transito intestinale, reidratazione della pelle, miglioramento della qualità del sonno e del riposo, incremento dei livelli di energia, vitalità e benessere.
Nel programma detox è richiesto impegno e consapevolezza: un rapporto cordiale e responsabile con il cibo è ancora da inventare.
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Passato il peggio, si ritorna alla vita quotidiana, ma succede che qualcosa dentro di noi cambia per sempre. Non si guarisce così frequentemente da ciò che è venuto meno, spesso ci si adatta e l’andare avanti con paura e senso di precarietà diventa una sfida dura da raccogliere.
Si può tornare quelli di prima e riprendersi la propria vita dopo una malattia, si può crescere più di prima traendo degli insegnamenti dall’esperienza, eppure da soli non è così semplice uscirne. Essere consapevoli di questo è già un grande aiuto per superare ogni ostacolo. Purtroppo non è sempre immediato e a questo punto può essere allora utile il Coaching.
Spostando l’attenzione della persona in difficoltà sull’analisi della realtà, sulle possibili scelte e sulle azioni da intraprendere per arrivare all’obiettivo, il Coach fa acquistare consapevolezza delle risorse che la persona dispone e la spinge all’azione.
Il Coaching funziona perché aiuta la persona prima di tutto a delineare con chiarezza gli obiettivi, consente poi di trovare la propria soluzione, dà alla persona maggiore responsabilità e libertà nella scelta di agire, determina cambiamenti duraturi nel modo di pensare e di fare. Dopo la condizione di malessere – malattia il Coaching accompagna e sostiene la persona nel farle assumere il controllo della situazione e la responsabilità nell’azione.
Da soli si tende a cambiare con lentezza perché non è chiaro a cosa si vada incontro. Passando da vittima ad attore nel percorso di guarigione, ciascuno vive un periodo di confusione o di crisi necessario però per una completa evoluzione. In questo processo di cambiamento, la persona può non trovare forti motivazioni e percepire soltanto un pericolo per il proprio equilibrio.
Attraverso il Coaching la persona attua un cambiamento di prospettiva e impara a esprimere i suoi obiettivi in termini positivi. Riesce a dire a se stessa e con maggior determinazione: “Voglio essere in forma”, “Voglio farcela” anziché “NON posso farcela”.
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Pedalare piace a tutti, adulti e bambini. Saranno le endorfine a renderci felici, gli ormoni del buon umore prodotti dall’organismo quando facciamo un’attività fisica non troppo intensa e di lunga durata oppure quel senso appagante di libertà…
Numerosi studi scientifici che hanno analizzato l’impatto dell’andare in bicicletta sull’organismo e i benefici sul cervello, sono concordi sull’evidenza che pedalare fa bene alla salute, abbassa lo stress, diminuisce la depressione e regala benessere. E’ un’attività a basso impatto indicata anche per le persone in età che, a differenza della corsa, impedisce che si esercitino pressioni esagerate sulle articolazioni degli arti inferiori causa di patologie muscolo – scheletriche e articolari. Più del 50 % del peso corporeo si scarica sulla sella così da non sollecitare e logorare troppo ginocchia e anche; ideale allora per chi è in sovrappeso e
vuole perdere i chili di troppo senza danneggiare le articolazioni.
I benefici che la bici regala alla salute sono superiori ai rischi che si corrono andando lungo le strade più trafficate o ai problemi legati all’esposizione agli inquinanti atmosferici.
E’ un’attività di resistenza e come tale migliora la ventilazione polmonare e protegge il cuore dalle malattie cardiovascolari perché pedalare, come l’esercizio fisico in genere, rende elastica la parete endoteliale di tutti i vasi. Durante il movimento i vasi sanguigni si dilatano, l’irrorazione aumenta, i vari organi ricevono più sangue e maggiore ossigenazione. L’organismo lavora così in maniera efficace, intensa ed economica.
Andando in bicicletta impariamo un po’ cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere mentre scopriamo luoghi che rimarranno impressi più a lungo che in automobile.
Si può pedalare con spirito agonistico oppure con il piacere di osservare i paesaggi intorno fermandosi per un caffè o per assaporare le specialità gastronomiche locali: in ogni caso si è scelta un’attività che coniuga piacere, divertimento e forma fisica.
Ogni volta che si mette in sella, l’uomo promuove una trasformazione che lo vede passare dalla condizione di individuo che cammina a quella di individuo che pedala. Si crea quel complesso uomo – bicicletta che, per una finalità sportiva o dilettantistica, deve tener conto di alcuni fattori e di alcune esigenze.
La ricerca della posizione ottimale sulla bici porta a soddisfare i due principi soggettivi quali il comfort e la corretta biomeccanica e risulta utile sia al principiante che al ciclista esperto. La posizione determinata dall’altezza della sella, la posizione del manubrio, la distanza sella – manubrio, l’assetto del lavoro degli arti inferiori con gli angoli del ginocchio, prevengono l’insorgenza delle problematiche dell’apparato locomotore e migliorano la performance. Tutto ciò consente di pedalare in maniera armonica, di esprimere al meglio le proprie potenzialità e di rimanere in sella piacevolmente a lungo. Qualche volta c’è effettivamente una sofferenza a stare sulla sella insieme a bruciori alle gambe e ai polpacci: basta allora pedalare per qualche secondo fuori sella, cioè non seduto, ogni 15 minuti. E non è vero che fa male alla prostata o che i ciclisti rischiano infezioni uro – genitali, disfunzione erettile o infertilità! Secondo recenti studi britannici del University College di Londra, non esiste un legame tra l’andare in bicicletta e l’insorgenza di problemi legati alla salute maschile.
Fu Leonardo da Vinci nel suo “Codice Atlantico” a tracciare lo schizzo di un mezzo che possiamo far risalire verosimilmente alla bicicletta. Ma la bicicletta nasce circa 200 anni fa, di legno senza freni ed ammortizzatori, senza sterzo ne pedali. E da quel momento l’uomo ha imparato a far diventare istintivo un movimento che istintivo non era.
Pedalare diventa nel tempo un modo ecologico per sintonizzare il corpo con lo spazio e accordare la vita con il tempo.
Davvero nulla come la bicicletta intende libertà e umanità: questo straordinario mezzo a due ruote consente di spostarsi a ritmi sostenibili, di raggiungere e visitare anche luoghi impensabili.
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