PERCHE’ VIAGGIARE ?

Viaggio da sempre per un gran numero di motivi diversi in cui ciascuno potrebbe ritrovarsi, ma viaggio soprattutto perché lo voglio.IMG_8733

Mettere tra casa mia e un luogo scelto un po’ di chilometri è ciò che veramente desidero.

Anche le ricerche scientifiche dimostrano che quando prenotiamo un viaggio, la destinazione non è sempre così importante, mentre diventa basilare soddisfare quel bisogno radicato di volerci allontanare dal nostro porto e dal nostro quieto vivere.

Interporre una certa distanza tra casa e un luogo qualunque non perché ci sentiamo stressati, o perché ci vada di vedere qualcosa di diverso, o perché siamo stanchi dei soliti paesaggi, ma perché ne abbiamo realmente bisogno, è la giusta motivazione. Sarà che qualcuno lo fa più spesso perché ce l’ha scritto nel DNA (il gene DN4-7R, è correlato alla curiosità e influisce sul livello di dopamina nel cervello così che, chi lo possiede, e secondo gli scienziati nel mondo sono due persone su dieci, risulta essere entusiasta quando parte per un nuovo viaggio), io lo faccio perché attraverso il viaggio conosco, faccio nuove esperienze, cresco e mi sfido.

Dicono che chi viaggia è una persona che in realtà ha una voglia matta di adattarsi e riadattarsi. Per fare ciò c’è bisogno di curare la propria forma fisica e quella mentale: essere sempre un po’ allenati, saper riposare quando è il momento, nutrirsi nel modo giusto, gestire le risorse a disposizione, affrontare le difficoltà impreviste, studiare la carta topografica, sapersi arrangiare anche in condizioni metereologiche avverse, senza paura della fatica.

Il viaggio non è una marcia nell’ignoto. Nel mio zaino non mancano mai un poncho impermeabile per acquazzoni improvvisi; una torcia perché il buio improvviso che limita il campo visivo e il muoversi nell’oscurità richiedono più coraggio; un coltellino svizzero per ogni necessità; un cordino; un rotolino di nastro adesivo; un accendino; un mini-kit di soccorso per banali ferite, vesciche, scottature, problemi intestinali; qualche sacchetto di plastica trasparente per contenere, per isolare, per riparare; una micro saponetta messa a disposizione negli alberghi per la pulizia personale improvvisa; occhiali da sole e cappellino con visiera tutto inserito in modo tale da poter essere sfilato velocemente senza fermarsi.

Ogni singolo elemento assume la sua importanza.

IMG_7726I viaggi in cui non tutto corre nel verso giusto sono quelli interessanti e piacevoli da raccontare: gli aneddoti migliori fanno seguito agli imprevisti e catturano l’attenzione.

Sono cresciuto guardando atlanti e mappamondi, puntando il dito indice su strade, mappe e destinazioni che forse un giorno avrei raggiunto. Da un’infanzia curiosa ho colto che non avrei saputo mai scegliere un posto del cuore, non è possibile sceglierne solamente uno.

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Dall’Africa al Circolo Polare Artico, io amo qualcosa di ogni posto che ho visto. E non mi sono mai sentito troppo straniero in nessun luogo. Forse sono un viaggiatore per istinto e come insegna la storia, siamo dei nomadi o lo eravamo, di sicuro i nostri antenati lo erano. La civiltà umana ha da sempre sostenuto grandi spostamenti.

Essere viaggiatore non è solo viaggiare. E’ anche una maniera di vivere.

Non si prende soltanto un aereo o un altro mezzo e si parte verso una destinazione da visitare spostandosi temporaneamente in un luogo diverso dal proprio: viaggiare è un modo di vedere e percepire l’ambiente circostante, averne rispetto rendendosi consapevoli dei pericoli dell’inquinamento e immergersi in un’altra vita, assaporare un’altra conoscenza, regalare parte di sé alle persone che si incontrano e ricevere in cambio parte di loro. “Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta”: di ciò tutti riconoscono il valore e l’indubbio fascino.

Ma quali sono i vantaggi effettivi del viaggiare?

Fa bene alla mente, al cuore, al corpo e alla carriera; ci rende sorridenti, attivi, aperti ad accogliere quello che il mondo può offrire.

E’ la scienza a dimostrare che viaggiare è un’opportunità sulla strada della felicità e non solo un’impressione scontata.

Viaggiare soddisfa quella voglia di girovagare dal significato più profondo che indica anche il bisogno di scoprire luoghi sempre diversi e che gli americani definiscono “wonderlust”.

Viaggiando non si scappa dalla realtà quotidiana e dai problemi.

Andarsene dal luogo in cui trascorriamo la maggior parte del tempo consente alla mente di liberarsi e di divenire più conscia e più consapevole delle varie situazioni. In viaggio riusciamo a esternarci e a osservare dal di fuori ogni cosa, quindi a valutare con più razionalità e a trovare una soluzione. La distanza diventa così purificatrice e liberatoria per la mente.

Chi viaggia è più aperto e creativo. Anche solo spostarsi per lavoro ci rende tali: la ragione è che crearsi nuove abitudini o conformarsi a quelle locali, stare a contatto con la gente di un paese straniero e la loro cultura aziona quello che gli studiosi definiscono flessibilità cognitiva.Birmania_gen_2010 789

Il viaggio aumenta le connessioni neuronali e quindi l’efficienza del cervello. Chi viaggia molto ha una maggiore densità di neuroni in alcune zone cerebrali. Tutte le attività legate al viaggiare come percorrere sentieri sconosciuti, assaggiare per la prima volta il meglio della cucina locale, dallo street food alle zuppe senza farsi spaventare dagli insetti o da serpenti e roditori, imparare poche parole in un’altra lingua per farsi capire senza essere impeccabili, esplorare le usanze straniere (per poi scoprire il valore storico delle proprie!), assorbire le diversità, creano nuove connessioni, nuovi circuiti nel cervello stimolandolo. Anche la memoria ne trae vantaggio: viaggiare “migliora l’efficienza cerebrale dorsolaterale, molto importante per la memoria a lungo termine.”

 Viaggiare contribuisce pure ad aumentare l’autostima perché, secondo gli studiosi, migliora “il senso di controllo sulla propria vita”, espande l’abilità di relazionarsi con gli altri e “modifica la propria scala di valori”.

 A conclusione di questo articolo, voglio condividere con Robert Reid di Lonely Planet e dagli studi pubblicati, che i viaggiatori hanno numerosi vantaggi rispetto ai sedentari.

Per me che faccio del movimento la mia missione e la mia filosofia di vita, viaggiare è confrontarsi col proprio essere e con le proprie abilità.

IMG_5647Viaggiare inizia con un’idea, un desiderio: inizia dal momento in cui cominciamo a pensarlo, a idearlo per poi programmarlo. Da coach mi viene da dire che, se il nostro cervello comincia a viaggiare semplicemente immaginando la destinazione, ancor prima della reale partenza, allora è fondamentale visualizzare nella nostra mente l’intero percorso e noi imbarcati in una nuova sfidante avventura.

*Articolo coperto da Copyright.

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PERCHE’ MENO PROTEINE ANIMALI?

La parola proteina deriva dal greco proteios che significa “di primaria importanza”. Nel XIX secolo proteina era sinonimo di carne e per più di un secolo abbiamo sostenuto questa associazione.

Anche ai giorni nostri molti considerano le proteine legate ai cibi di origine animale. Il primo alimento che ci viene in mente quando pronunciamo la parola “proteina” di solito è “carne” perché è ancora forte la convinzione che carne e proteine siano la stessa cosa. Forse perché alla fine del XIX secolo, nella fase iniziale della nostra rivoluzione industriale, poiché avevamo più denaro, abbiamo iniziato a consumare più carne e più latticini. Erano diete ad elevato contenuto proteico animale e ricche di grassi che mostravano il livello del nostro benessere economico. Ma in seguito, con la seconda metà del XX secolo, gli studi sull’alimentazione hanno cominciato a mettere in discussione questo genere di alimenti. Gli scienziati hanno voluto liberarsi del pregiudizio culturale ancora saldamente affermato per cui una popolazione civilizzata mangiava proteine in abbondanza, chi era benestante mangiava carne e una popolazione povera si nutriva di cibi di origine prevalentemente vegetale come il pane e le patate.

Le indagini scientifiche continuano a rivelare la correlazione tra consumo di alimenti di origine animale e aumento del livello di colesterolo nel sangue mentre le sostanze nutritive derivanti dai cibi di origine vegetale non contengono colesterolo e contribuiscono in vari modi ad abbassarne la quantità prodotta dal corpo.

Scegliere una dieta ad elevato contenuto di proteine e grassi animali porta a un deposito di grasso corporeo tra le fibre muscolari e nei punti più ovvi come l’addome, la zona intorno al viso o alle cosce, il fondoschiena. Nessuno desidera essere in sovrappeso perché vuol dire fare a meno di molte delle cose piacevoli della vita, eppure un numero sempre maggiore di persone lo è.

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La causa, pertanto, sta infilzata nella nostra forchetta. Soprattutto oggi che l’abitudine americana di nutrirsi soprattutto di hot dog, hamburger e patatine fritte sta diventando pure italiana.

C’è un’altra ragione per cui ridurre il consumo di proteine animali. Le proteine animali, al contrario di quelle vegetali, rendono l’organismo acido: ciò significa che il PH dei nostri tessuti e del nostro sangue diventa meno alcalino. L’organismo però inizia a reagire perché non gradisce questo ambiente acido. Per neutralizzare l’acidità, esso utilizza il calcio contenuto nelle ossa le quali, a lungo andare, si indeboliscono per la perdita. Così, se le proteine animali ingerite aumentano l’acido metabolico e tolgono del calcio alle ossa, questo finisce nelle urine rendendo fragile la struttura ossea.

E poi che dire della quantità di antiossidanti, di fibre e di minerali contenuta nei cibi di origine vegetale rispetto a quella nei cibi di origine animale…Alimentazione_prot_animal_veg6_14_2016

Gli antiossidanti sono una varietà di sostanze chimiche, alcune dette carotenoidi, presenti quasi esclusivamente nelle piante, nelle verdure, nella frutta e sono solitamente colorati. Dal giallo della zucca, al rosso nei pomodori, all’arancione nelle arance oppure incolori come l’acido ascorbico (vitamina C) e la vitamina E, gli antiossidanti ci proteggono dai radicali liberi.

I radicali liberi agiscono in un quadro di danneggiamento indesiderato quando ci esponiamo ai raggi del sole in maniera inadeguata o a certe sostanze inquinanti o a causa di un apporto nutritivo mal bilanciato. I radicali liberi sono molto pericolosi perché irrigidiscono i nostri tessuti e li limitano nelle loro funzioni. Accelerano il processo di invecchiamento. Pertanto favoriscono quei processi che provocano la cataratta, ad esempio, l’indurimento delle arterie, l’enfisema, l’artrite, il tumore e tutti quei disturbi che diventano frequenti con l’avanzare dell’età.

Noi non produciamo antiossidanti; fortunatamente però li troviamo disponibili nei vegetali. Basta mangiare frutta e verdura intera, cereali integrali che sono i cibi più sani che si possano consumare.

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Le fibre contenute esclusivamente negli alimenti di origine vegetale anche se non vengono digerite sono vitali per la salute. Le fibre estraggono l’acqua dal corpo e la convogliano nell’intestino facendolo rimanere in funzione. Inoltre, catturano pure quelle sostanze chimiche che transitano nell’intestino e che potrebbero risultare pericolose e cancerogene.

Le fibre alimentari sono composte soprattutto da molecole di carboidrati, non hanno calorie, contribuiscono a creare un senso di sazietà, placano l’appetito e diluiscono la densità calorica delle nostre diete. In questo modo soddisfano la fame riducendo il consumo di calorie ingerite.

Consumare alimenti allo stato naturale, non raffinati e non trattati, significa ingerire abbondanti dosi di vitamine, minerali ed energia accessibile.

All’estremità opposte ci sono i cibi, soprattutto carboidrati, altamente raffinati e trattati ovvero gli amidi e gli zuccheri ottenuti dalle piante privandole meccanicamente degli strati esterni. Questi alimenti come lo zucchero raffinato, la farina bianca, il pane bianco, gli spuntini industriali quali i crackers, le barrette e le merendine, ecc., hanno perso la maggior parte delle vitamine, dei sali minerali, delle proteine e delle fibre della pianta e hanno un valore nutrizionale davvero minimo. Inoltre vengono assorbiti direttamente dall’organismo innalzando il tasso glicemico del sangue.

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Lo diceva Ippocrate (460 – 377 a.C.), padre della medicina, che chi non conosce il cibo non può capire le malattie dell’uomo: i benefici ottenuti da una dieta ricca di cibi di origine vegetale sono molto più interessanti di quelli prodotti dai farmaci e dalla chirurgia nella pratica medica.

 

 

 

Le soluzioni efficaci e realizzabili ai problemi di salute si trovano nell’alimentazione: in fondo alimentarsi è uno dei nostri più intimi incontri con il mondo in cui viviamo. Mangiare è un processo in cui ciò che entra nel nostro corpo diventa parte di esso. Cambiare un pò il modo di mangiare significa veramente assumere il controllo della propria salute.

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