CELIACHIA E ATTIVITÀ FISICA

Chi è celiaco lo sa di trovarsi in una condizione in cui convivere tutta la vita con l’utilizzo di alimenti gluten free per la propria dieta. E viene spontaneo chiedersi quali scelte, quali comportamenti, quali attività siano compatibili con il disturbo della celiachia nonostante essere celiaco non rappresenti alcun limite nella pratica di uno sport o dell’attività fisica in genere.

In questo articolo:

  • Cos’è la celiachia?
  • Come si cura?
  • L’importanza dell’attività fisica
  • Come interviene l’attività fisica nella celiachia?

Cos’è la celiachia?

La celiachia si manifesta come un’infiammazione cronica del tratto di intestino tenue causata dal glutine contenuto negli alimenti. Il glutine, costituito da due tipi di proteine, è presente nel grano o frumento e in alcuni cereali come la segale, l’orzo, l’avena, la spelta, il farro.

Il glutine è responsabile dell’alterazione sia della struttura che della funzionalità dell’intestino tenue. Con un’azione tossica sui tessuti della parete intestinale, il glutine provoca una risposta immunitaria da parte dell’organismo contro gli elementi antigienici presenti in esso.

La celiachia è pertanto un disordine autoimmune: il sistema immunitario reagisce agli alimenti contenenti glutine e sviluppa una reazione infiammatoria che danneggia la mucosa di quel tratto di intestino rendendo atrofici e appiattiti i villi intestinali.

Questa alterazione dei villi intestinali che risultano meno estroflessi porta ad una difficoltà di assorbimento dei nutrienti da parte dell’intestino tenue. Le conseguenze del ridotto assorbimento possono comportare una forma di malnutrizione per il soggetto celiaco. 

L’organismo, infatti, con difficoltà ha a disposizione i nutrienti dal cibo di cui necessita. Se il soggetto celiaco è uno sportivo, ad esempio, il limitato assorbimento di minerali e vitamine come ferro, magnesio, calcio, vitamina B 12 e acido folico può pregiudicare la sua performance.

La celiachia colpisce circa l’1% della popolazione mondiale e così pure in Italia con una netta influenza di genere (le donne sono colpite il doppio degli uomini).

Alla base di questa condizione c’è una predisposizione genetica particolare, ma anche altri fattori come le infezioni intestinali, lo stress, l’alimentazione possono scatenare la celiachia.

Oggi la celiachia si diagnostica subito e meglio che in passato e ciò ci informa di una diffusione maggiore tra le varie popolazioni, ma a volte la diagnosi non è così immediata.

Accade infatti nei soggetti adulti nei quali risulta silente, potenziale o mascherata da una sintomatologia pseudo gastrointestinale.

Diete a base di troppi carboidrati (pane, pizza, pasta, ecc.) e il fast food hanno influenzato in tutto il mondo il modo di alimentarsi.

Ovviamente il problema si presenta quando si introduce troppo glutine che può alterare le pareti intestinali soprattutto oggi che il contenuto di glutine è aumentato nei prodotti da forno causa la rapida lievitazione.

C’è da precisa che il glutine non fa male a chi non ne è sensibile e che l’influenza dello stress, ad esempio può essere invece determinante sulla mucosa intestinale.

I sintomi più comuni della celiachia sono:

  • gonfiore addominale, meteorismo (aria in pancia), stipsi, diarrea, dolore addominale;
  • affaticamento e stanchezza frequenti fino a diventare una spossatezza cronica (anche dovuti all’anemia per ridotto assorbimento del ferro);
  • variazioni del peso corporeo;
  • mal di testa;
  • dolori articolari, gonfiori alle gambe;
  • problemi cutanei.

Mentre i bambini lamentano solitamente dolori addominali, diarrea, vomito calo del peso corporeo con possibili ripercussioni sulla crescita, gli adulti presentano una sintomatologia più lieve unita ad alcuni scompensi come la carenza di ferro.

La carenza di ferro comporta una ridotta produzione di emoglobina, contenuta nei globuli rossi che trasportano all’ossigeno e una riduzione del numero di globuli rossi presenti nel sangue (anemia).

Da ciò si ha come conseguenza un trasporto ed una diffusione di ossigeno a livello polmonare e muscolare piuttosto scarso. Ecco il perché dell’affanno e della difficoltà nella respirazione, a volte nella celiachia.

Come si cura?

I soggetti celiaci non sono in grado di ingerire quegli alimenti che contengono glutine presenti in molti cereali che sono però fonti primarie di carboidrati.

La celiachia non trattata ha grosse ripercussioni sullo stato infiammatorio causato dal glutine e sui problemi di assorbimento dei nutrienti da parte dell’intestino. Ma non basta.

Il problema per un celiaco è anche quello della contaminazione con il glutine nella preparazione dei piatti, nella manipolazione impropria degli alimenti e dell’ansia di venire a contatto con il glutine.

La dieta senza glutine è, a tutti gli effetti, un trattamento terapeutico salvavita, la terapia da seguire tutta la vita con grande scrupolo, rigore e costanza.

Il consiglio è di farsi aiutare nella programmazione di un piano alimentare dal nutrizionista

Poiché la celiachia non è una malattia legata ad una cura farmacologica, ma alla rigorosa non assunzione di glutine tossico per il celiaco, è di vitale importanza saper scegliere cosa mangiare.

Non è sufficiente acquistare quei cereali gluten free come il riso, la quinoa, il mais, il miglio, l’amaranto, il grano saraceno perché i carboidrati non devono mai mancare, ma bisogna:

  • reintegrare le eventuali carenze di minerali e vitamine;
  • variare le scelte a tavola per raggiungere un’alimentazione completa;
  • fare attenzione agli alimenti preconfezionati per celiaci in quanto contengono grassi, zuccheri, additivi, addensanti, ingredienti per una corretta conservazione e per risultare simili ai prodotti tradizionali. Questi prodotti preconfezionati hanno un indice glicemico alto che favorisce l’aumento del peso, la resistenza insulinica e alcuni disturbi metabolici;
  • considerare che ogni piano alimentare individuale elaborato garantisce la performance sportiva, aumenta il rendimento fisico, innalza la tolleranza alla fatica e favorisce un rapido recupero.

Chi pratica un’attività fisica o sportiva deve curare l’alimentazione adeguatamente perché il cibo è la principale fonte di energia, il carburante per l’organismo.

La celiachia sembra non essere soltanto un problema di alimentazione senza glutine, ma pure psico-relazionale. I soggetti celiaci vanno supportati nell’accettazione di una condizione che dura un’intera vita, che comporta un cambiamento di stile di vita in cui il cibo sembra essere un nemico e che rende conflittuale il rapporto con la propria immagine corporea.

L’essere umano è un sistema complesso bío-psico-sociale con una parte fisica, organica, con funzioni psicologiche, emozioni e affetti, connesso e in interazione con l’ambiente e le persone.

Secondo questo modello bío-psico-sociale, risolvere un problema, una malattia o un disagio significa occuparsi di tutti questi tre aspetti integrati tra loro.

Una rigorosa dieta senza glutine aiuta a tenere sotto controllo le conseguenze che la celiachia causa come artrosi, artralgia e/o artrite, osteoporosi, astenia, affaticamento, malessere generale, anemia e che hanno un’importante influenza nello svolgimento dell’attività motoria, ma a sua volta l’attività fisica può contribuire insieme al regime dietetico senza glutine a gestire queste condizioni fisiche limitanti e di sofferenza.

L’importanza dell’attività fisica

Le linee guida del Ministero della Salute sostengono che un’attività fisica di intensità media, costante e regolare è necessaria a chiunque a migliorare la qualità della vita perché l’organismo funziona a pieno regime solo quando il corpo è attivo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si batte da anni nel ribadire che 60 minuti al giorno di attività fisica da moderata a vigorosa sono necessari per i bambini e gli adolescenti e che 150 minuti alla settimana di attività fisica di intensità moderata sono indispensabili agli adulti per apportare significativi benefici alla salute.

Praticare poca attività fisica è sempre meglio che non praticarne affatto. A qualunque età muoversi ed essere più attivi supera di gran lunga i danni determinati dall’inattività e dalla sedentarietà (leggi l’articolo del blog “Sedentari o inattivi?”).

Si conoscono da tempo i benefici dell’attività fisica, ma è sempre utile ricordarli in sintesi per non dimenticarli. Eccoli:

  • migliora l’utilizzo del glucosio come fonte energetica e riduce il rischio di diabete di tipo 2;
  • controlla il livello di colesterolo nel sangue e evitando l’ipercolesterolemia e abbassa la pressione arteriosa prevenendo l’ipertensione;
  • diminuisce il rischio di malattie cardiache, cardiocircolatorie e respiratorie;
  • favorisce quel dispendio energetico necessario alla stabilità del peso corporeo e ad evitare sovrappeso ed obesità;
  • riduce e molto spesso risolve i problemi muscolo scheletrici oltre che rendere resistenti le ossa e allontanare il rischio di osteoporosi;
  • aiuta soprattutto i giovani a tenere a distanza quei comportamenti disfunzionali come l’alcol, il fumo, la droga, la violenza favorendo il benessere psicologico e l’autostima;
  • riduce gli effetti degli stati d’ansia, di stress o di depressione regolando anche il sonno;
  • facilita la socializzazione.

Se tra i sintomi e i disturbi della celiachia si elencano l’apatia, la debolezza, l’affaticamento o l’anemia ciò non deve lasciare intendere che l’attività fisica sia controindicata.

La celiachia non penalizza lo sviluppo della forza muscolare, il miglioramento della resistenza, il controllo del peso corporeo o la performance sportiva.

Come interviene l’attività fisica nella celiachia?

Prima di tutto agendo sull’aspetto psicologico

Pare ci sia una stretta relazione tra celiachia e ansia sia quando il soggetto è alle prese con la ricerca della diagnosi precisa soffrendo di gonfiore intestinale, diarrea, affaticabilità, sia quando, diagnosticata, deve modificare scrupolosamente il suo regime alimentare.

Gli stati d’ansia o di depressione sono aspetti psicologici in relazione con la celiachia.

Questi stati sono legati alla capacità del soggetto di affrontare la condizione patologica e il rigore nel cambiamento alimentare, unica cura per la celiachia.

Se la celiachia può rappresentare per qualcuno un disagio anche psicologico a cui si legano le ansie e timori, rendere salda l’accettazione della malattia è compito non solo della psicologia.

L’attività fisica può aiutare il celiaco a trovare le risorse interiori per affrontare la condizione, a non cedere a quella forma larvata di debolezza che mina il benessere psicofisico della persona.

L’attività fisica ha, infatti, quegli effetti positivi sull’umore, merito della stimolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-ghiandole surrenali da parte di una migliore circolazione sanguigna cerebrale, che modificano:

  • lo stato d’animo e l’emotività;
  • il concetto di sé o autostima;
  • la vitalità.

E l’attività fisica lo fa attraverso 4 processi:

  • riduce il livello dell’ormone cortisolo nel sangue che influisce sullo stress e sullo stato depressivo;
  • stimola l’organismo a rilasciare le le endorfine, sostanze responsabili di un benessere fisiologico;
  • aumenta il livello di serotonina che migliora l’umore;
  • regala una sensazione di appagamento e soddisfazione che influisce sull’aumento del livello di autostima.

Con l’attività fisica il celiaco si sente meglio con il corpo, ha una migliore percezione corporea.

La celiachia non rappresenta alcun impedimento alla pratica di qualsiasi attività motoria e disciplina sportiva. Al contrario, essere sempre fisicamente attivi contribuisce a mantenere efficiente l’organismo, a far fronte a qualsiasi evenienza legata alla salute pur con un punto debole come la condizione di celiachia.

È l’intestino tenue il primo bersaglio della celiachia che, oltre ad un regime dietetico senza glutine, si mantiene efficiente e libero da infiammazione.

Fare attività fisica anche in gruppo, magari in palestra, permette al celiaco di dedicarsi a se stesso e al contempo di svagarsi e divertirsi socializzando.

In fondo in palestra, essendo un luogo in cui non condividere il cibo, il celiaco può sentirsi bene e sentirsi come gli altri, come se non fosse celiaco.

Fonti di consultazione: 

  • “Guida Sport & Celiachia” 
  • “Medline
  • “Pubmed” 


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