COSA SUCCEDE AL TUO CERVELLO QUANDO FAI ATTIVITÀ FISICA REGOLARMENTE?

I benefici che un’attività fisica fatta regolarmente assicura a tutti, non riguardano soltanto l’aspetto fisico, la funzionalità del corpo e di ogni suo organo, ma pure il nostro cervello e il sistema nervoso.

Fare esercizio fisico con regolarità, infatti, agisce sulle funzioni cerebrali come:

  • memoria
  • attenzione e concentrazione
  • pensiero creativo
  • resistenza ai fattori stressogeni

Ma non solo.

Aiuta a rendere più veloci oltre che a processare le innumerevoli informazioni in maniera più rapida.

Vediamo allora 7 benefici in dettaglio.

In questo articolo:

  • 1) Stress sotto controllo
  • 2) Ansia e attacchi di panico
  • 3) Attenzione e concentrazione
  • 4) Stop alla neuro degenerazione
  • 5) Miglioramento della memoria
  • 6) Preparazione all’apprendimento
  • 7) Controllo delle emozioni negative
  • Il meccanismo di base fondamentale

Stress sotto controllo

Fare attività fisica con regolarità ha un’azione diretta sulla gestione dei livelli di cortisolo (l’ormone prodotto dalle ghiandole surrenali su richiesta del cervello).

Il cortisolo, considerato l’ormone dello stress, ha la funzione di tenere allertato l’organismo quando alza i suoi livelli nel sangue.

Se questi livelli di cortisolo permangono però alti significa che il cervello e l’intero organismo sono sotto stress prolungato e non riescono a rilassarsi.

In che modo l’esercizio fisico interviene in questo caso?

Durante l’attività, che rappresenta una forma di stress fisico buono per l’organismo, il livello di cortisolo di innalza, ma a termine dell’allenamento il livello si abbassa ancor di più rispetto l’inizio dell’attività fisica.

riduzione stress attività fisica roberto travan

Non solo, ma continuando a praticare l’attività fisica, il livello di cortisolo non si innalzerà più di tanto e scenderà sempre al termine.

Con il tempo e la regolarità nella pratica, migliorerà la risposta allo stress non soltanto dopo l’attività fisica, ma pure in qualsiasi situazione di stress che la vita riserva.

Ansia e attacchi di panico

attività fisica gestione ansia roberto travan

Gestire l’ansia e tenere sotto controllo gli attacchi di panico, che si manifestano con un battito cardiaco accelerato e all’impazzata, un respiro affannoso e una pressione sanguigna elevata, è possibile con l’esercizio fisico.

Perché allenarsi significa provocare questi stessi sintomi come il cuore che batte forte, la pressione che si innalza, il respiro corto senza che destino preoccupazione.

Facendo attività fisica ci abituiamo a considerare positive queste sensazioni, a valutare come inevitabili, ma vitali.

Ecco che, in caso di ansia o di attacco di panico, il cuore in gola e la mancanza d’aria, vengono vissuti meno negativamente e in modo meno drammatico perché già fatta esperienza con regolarità.

Attenzione e concentrazione

attività fisica concentrazione roberto travan

Migliorare la capacità di concentrarsi oggi che siamo bombardati da numerosi stimoli continui, è un risultato che possiamo ottenere praticando una regolare attività fisica.

Molti studi dimostrano infatti che il cervello, quando si pratica dell’esercizio fisico, svolge una diversa attività nelle aree dei lobi parietale e frontale.

Queste aree sono particolarmente importanti per l’attenzione selettiva.

Stop alla neuro-degenerazione

Muoversi di più e con regolarità mette ogni individuo al riparo dalle patologie neuro degenerative come l’Alzheimer, la demenza senile, ecc.

La condizione di neuro infiammazione del cervello, che mette a rischio chiunque di sviluppare tali malattie, si riduce con l’attività fisica.

Per contro migliorano l’apprendimento, la memoria e cala il declino cognitivo.

Il cervello, infatti, riceve molte sostanze benefiche, aumenta la sua vascolarizzazione capillare con un maggior apporto di ossigeno, migliora la densità delle sinapsi e la connettività tra le diverse aree.

neuro degenerazione attività fisica roberto travan

Muoversi regolarmente potenzia il cervello anche con l’avanzare dell’età quando questo organo risulta meno modificabile.

L’invecchiamento, infatti, comporta una serie di cambiamenti cerebrali:

  • il cervello si riduce di peso, così come il flusso sanguigno
  • si riduce di conseguenza la disponibilità di serotonina e dopamina, neurotrasmettitori che fanno conseguire un declino delle prestazioni motorie e cognitive
  • diminuisce il numero dei neuroni

Miglioramento della memoria

L’attività fisica stimola il cervello e migliora le capacità mnemoniche grazie ad una connettività superiore tra il giro dentato (regione dell’ippocampo nel nostro cervello deputata alla formazione dei ricordi) e altre aree cerebrali.

memoria attività fisica roberto travan

Queste hanno il compito di recuperare i ricordi passati e di fare distinzione tra le memorie simili.

Sembra si restringa meno l’ippocampo, ovvero rallenta il suo naturale processo di atrofia che normalmente avviene con la senilità.

Preparazione all’apprendimento

L’attività fisica soprattutto nei ragazzi, oggi in calo causa l’utilizzo delle tecnologie attuali,:

  • agisce sul cervello dando migliore performance scolastica
  • dona benessere psicologico
  • contribuisce ad uno sviluppo positivo
  • e combatte i deficit dell’attenzione

Gli studi di neuroscienze concordano infatti che l’esercizio fisico regolare, non solo a scuola, ma pure fuori, ha un effetto sulla crescita strutturale del cervello, sulla plasticità simpatica, sul miglioramento delle funzioni neuro cognitive in particolare su quelle esecutive.

Starsene a lungo seduti per i ragazzi significa inibire l’apprendimento perché ossigeno e glucosio se ne vanno per gravità più copiosamente verso gli arti inferiori e meno verso il cervello.

apprendimento attività fisica roberto travan

I ragazzi risultano più assonnati perché si trovano in una condizione di riposo e non di attività.

Il cervello “realizza” che non c’è bisogno di attivarsi e più melatonina viene rilasciata, pertanto fanno fatica a concentrarsi.

Corpo attivo mente attiva!

Ai ragazzi (bambini e adolescenti) si raccomandano 60 minuti di attività aerobica di media-alta intensità ogni giorno e un’attività fisica più impegnativa, come il lavoro di rinforzo muscolare, tre volte almeno alla settimana.

Controllo delle emozioni negative

Le emozioni sono l’espressione di una risposta a innumerevoli stimoli esterni ed interni all’individuo e determinano un comportamento.

Quelle negative come la rabbia, la tristezza, la paura, ad esempio, alterano lo stato d’animo dell’individuo e compromettono la salute psicofisica.

Ecco che l’attività fisica praticata regolarmente favorisce la produzione e trasmissione delle endorfine, sostanze endogene che aiutano a ristabilire l’equilibrio alterato dalle emozioni negative.

attività fisica emozioni negative roberto travan

Si modifica così l’umore verso il positivo e insieme la percezione del dolore al punto da incrementare la resistenza nel sopportare le avversità.

Con l’attività fisica si alza il livello della dopamina che tiene sotto controllo la depressione.

Il meccanismo di base fondamentale

C’è un meccanismo di base fondamentale che aiuta a capire come l’attività fisica regolare aiuti il cervello.

Quando il corpo si muove più intensamente, si innalza la frequenza cardiaca con un conseguente aumento del flusso sanguigno verso il cervello.

Ecco che quest’organo, ossigenato e alimentato con il glucosio in modo più importante potenzia tutte le sue funzioni e migliora le sue condizioni garantendo la sua salute.

Una maggiore funzionalità vascolare cerebrale rafforza l’efficienza neuronale di tutte le aree cerebrali.

cervello attività fisica roberto travan

Il cervello prende dal corpo circa il 20% dell’energia disponibile.

Ma quando le richieste sono superiori come durante le funzioni e gli sforzi mentali di memorizzazione, apprendimento, ricerca di soluzioni, ecc. serve un quantitativo di ossigeno e di glucosio maggiore per dare alle cellule nervose più carburante.

La stretta connessione tra l’attività fisica e attività cerebrale comporta lo sviluppo e il mantenimento del nostro cervello e delle funzioni cognitive.

Essere attivi e praticare dell’esercizio fisico vuol dire anche favorire la moltiplicazione delle cellule nervose, i neuroni e rafforzare le connessioni tra di esse.

L’esecuzione costante e regolare di un’attività fisica, in pratica, rende il cervello più attivo, più adattabile e flessibile.


Fonti di consultazione

  • Muovi il corpo per potenziare il cervello“, Anders Hansen, Vallardi
  • Mente-corpo, cervello, educazione: l’Educazione fisica nell’ottica delle neuroscienze” Diana Olivieri
  • Kardinska Institutet, Dipartimento di Neuroscienze, studio pubblicato sulla rivista Cell


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MUOVERSI: UN BISOGNO PRIMARIO?

I bisogni primari o fondamentali dell’uomo sono quelle necessità fisiologiche indispensabili per la sua sopravvivenza organica.

Così respirare per prendere ossigeno, termoregolarsi, idratarsi e nutrirsi, evacuare ed eliminare le scorie prodotte, dormire e riposare, riprodursi sono, per un istinto di autoconservazione, i primi bisogni da soddisfare con continuità.

Secondo un ordine di importanza, i bisogni primari sono appunto i primi a dover essere appagati attraverso una serie di azioni per garantire all’uomo la sua esistenza.

Ci sono anche i bisogni cosiddetti secondari che riguardano il benessere psicofisico di ciascuna persona come il bisogno di essere liberi o di sviluppare la propria dimensione interiore e spirituale; ci sono inoltre i bisogni soggettivi o opzionali che variano da persona a persona e sono in relazione al momento, al periodo della vita, alla contingenza del luogo e, infine, i bisogni indotti che sono quelli creati da un condizionamento esterno come le tendenze, la moda, la pubblicità.

Elencati secondo queste priorità o secondo una gerarchia biologica ed esistenziale come la piramide di Maslow (Abraham Maslow, 1954, “Hierarchy of Needs”), un modello motivazionale dello sviluppo umano che pone alla base i bisogni fisiologici più elementari, essenziali alla sopravvivenza dell’uomo per poi passare a quelli più elevati verso il vertice della piramide come il bisogno di sicurezza, di appartenenza, di stima (riconoscimento, approvazione), di autorealizzazione, non si fa riferimento preciso al bisogno di muoversi

Anche la versione della piramide elaborata più di recente dal performance- coach statunitense Anthony Robbins con i suoi bisogni di sicurezza, varietà, importanza, amore, unione o appartenenza, crescita, contribuzione (non necessariamente si passa attraverso tutti i livelli di questo modello gerarchico piramidale!) rimane un’indicazione di come si possa conseguire gli obiettivi superiori all’apice della piramide solo grazie ad un’energia sufficiente ottenuta dal soddisfacimento, prima di tutto, dei bisogni primari alla base della piramide.

Eppure muoversi è una necessità fisiologica che consente all’uomo di dare libero sfogo alle proprie energie, alla propria vitalità attraverso la fisicità. Lo si fa spostandosi, lavorando, praticano uno sport o dell’attività fisica, giocando. L’uomo è energia e ha bisogno di manifestarla attraverso l’attivazione del suo corpo.

Infondo muoversi era una necessità vitale già per i nostri antenati che dovevano procacciarsi il cibo, difendersi, trovare riparo, spostarsi. Muoversi rappresentava l’unica modalità per soddisfare tutti i bisogni primari.

L’uomo ha un apparato locomotore e muscolo-scheletrico tra ossa, articolazioni, muscoli, tendini e legamenti, che rappresenta circa il 70% della massa corporea e che gli consente di muoversi. 

Perché l’uomo è fatto per muoversi. 

E se del movimento il nostro corpo non può farne a meno, è chiaro che muoversi è un bisogno primario.

Il grande sviluppo tecnologico ha annullato spostamenti, sforzi e azioni legati alla fisiologia umana mettendo i nostri corpi in modalità sedentaria. Alle comodità disponibili si aggiunge l’innata pigrizia tale da rendere l’uomo un essere inattivo, ampiamente giustificato nell’epoca attuale.

Spesso dimentichiamo che il corpo umano ha bisogno di spendere l’energia che produce quotidianamente e può farlo soltanto attraverso la sua motricità. La possibilità di muoversi e l’abilità di farlo contribuiscono a mantenere le capacità funzionali e cognitive acquisite, aiutano il sistema cardiocircolatorio a funzionare bene, favoriscono il controllo del peso corporeo e l’efficienza dell’apparato muscolo-scheletrico, influiscono positivamente sull’ipertensione, l’osteoporosi, il diabete e su alcune malattie psichiatriche.

Muoversi è un’esigenza e chi si muove ogni giorno sta meglio.

Chi non fa movimento è destinato ad andare incontro ad un lento decadimento che si manifesta con un peggioramento delle condizioni generali sia di carattere fisico che psichico.

La vita per ciascuno di noi è movimento fino dal grembo materno. E dopo aver vissuto in apnea per nove mesi veniamo al mondo iniziando a respirare (1° bisogno primario) in modo perfetto sfruttando la capacità polmonare (capacità che da adulto viene meno!) e muovendoci spontaneamente istintivamente.

Da neonati e da bambini non abbiamo consapevolezza del nostro respiro né del corpo che si muove di continuo per soddisfare due bisogni vitali. Tutto avviene in automatico, senza apprendimento. Da piccoli ci autoregoliamo da soli, poi pian piano veniamo educati dall’imitazione del genitore e, in connessione con le emozioni che viviamo, il soddisfacimento di questi bisogni fondamentali può modificarsi. 

Solo da adulti siamo in grado di renderci conto di non farlo bene e di avere necessità di imparare a farlo correttamente. Solo così possiamo godere di un grande benessere psicofisico, solo così vediamo diminuire lo stress e preservare la condizione di salute ottimale. Respirare male e rimanere inattivi, ad esempio, significa non soddisfare a pieno i primi nostri bisogni primari.

Nel periodo della nostra infanzia il corpo in continuo movimento ci permette di acquisire competenze, di conoscere e sperimentare le potenzialità innate, l’altro da noi e l’intero mondo che ci circonda. 

Muoversi è indispensabile alla nostra crescita armonica, allo sviluppo delle varie abilità, all’apprendimento e segue i ritmi naturali di ciascuno di noi bambino, in modo autonomo.

La realtà che viviamo, organizzata ma limitante è improntata sulla sedentarietà e l’inattività sia per i bambini che per gli adulti. La realtà attuale, infatti, non tiene in considerazione il bisogno fisiologico del bambino e nemmeno quello dell’adulto di liberare la vitalità attraverso il movimento oltre che di ricevere quel nutrimento senso-motorio necessario per vivere. 

L’agire motorio rappresenta la quantità totale dei singoli movimenti che l’apparato locomotore muscolo-scheletrico è in grado di fare e che dà all’individuo l’opportunità di mantenere o migliorare la consapevolezza e l’interiorizzazione corporea, di venire a contatto con gli altri e con l’ambiente circostante.

Oggi c’è un bisogno crescente di muoverci di più. Uno stile di vita sedentario che dà il via ad una serie di patologie croniche (leggi l’articolo del blog:”Patologie croniche e attività fisica”) non ci fa apprezzare la nostra natura e il nostro vivere.

Muoversi attivandosi fisicamente nel quotidiano (casa, lavoro, spostamenti, tempo libero) o praticando attività fisica e sport deve diventare una sorta di nuova mentalità, di una nuova credenza affinché si possa venire a contatto con il proprio essere nel soddisfacimento di tutti i bisogni primari.

A coloro che hanno già fatto della pratica motoria una buona abitudine, va consigliato di dare continuità perché i benefici non possono durare (si perde in termini di resistenza, di efficienza cardiovascolare, ecc.).

Se a volte capita di abbandonarla, il segreto è diversificare l’attività fisica prima dell’interruzione per ritrovare sempre la motivazione e il piacere nel praticarla. 

Un buon livello di attività fisica eseguita costantemente durante l’intera vita è associato ad un ottimo risultato in termini di salute.

L’essere umano è biologicamente più funzionale quando è fisicamente in forma e gode di buona salute. Ciò gli consente di affrontare qualsiasi situazione, di esporsi a qualsiasi condizione come, oggi, stare a lungo seduti (leggi l’articolo del blog: “Perché troppo fermi e seduti fa male?”), lavorare in smartworking (leggi l’articolo del blog: “Sopravvivere allo smartworking con l’attività fisica”), avere un corpo alcalino (leggi l’articolo del blog: “Un corpo alcalino con l’esercizio fisico”), ecc. senza pagarne le conseguenze.

Se nutrirsi è un bisogno fondamentale (che si manifesta fin dalla nascita) altrimenti moriamo di fame, ad esempio, perché non si insiste abbastanza sull’essere sempre attivi e in movimento come bisogno primario che consente al nostro corpo di funzionare al meglio e di essere in salute?

Ogni essere umano deve poter soddisfare i bisogni primari e deve soddisfarli in modo tale che l’organismo tragga sempre dei benefici.

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Dunque, muoversi, è un nostro bisogno primario.


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PRESSIONE ALTA E ATTIVITÀ FISICA

Che il valore limite della nostra pressione sanguigna massima e minima, da non superare sia 140/90 come sostengono i cardiologi europei o 130/80 come vogliono gli specialisti americani, importante è misurarla.Pressione e AF_1_9_2019

Trovarsi tra i 15 milioni di italiani con ipertensione, tra i 5 milioni di persone che sono ipertese, ma non sanno di esserlo o tra quella percentuale, 15-20% stimata, di futuri casi, non fa differenza. Ciò che importa è mantenere la propria pressione nei giusti limiti per ridurre il rischio di patologie e di conseguenze gravi perché già con l’età tende ad alzarsi.

Il primo consiglio dato dalle linee guida dei cardiologi è infatti di correggerla non appena se ne ha conferma per evitare che si alteri strutturalmente l’intero apparato cardiovascolare. Tempestività, dunque, perché soltanto agendo in tempo è molto probabile che si possa procrastinare la terapia farmacologica o non avere resistenze ad essa.

Non solo, ma mantenere la pressione nei giusti valori significa anche ridurre il rischio di scompenso cardiaco, infarto, angina pectoris, fibrillazione atriale e di alterazione a organi come gli occhi (retinopatia), i reni (insufficienza renale), il cervello (ictus) perché le pareti dei vasi sanguigni vengono meno danneggiate e rimangono elastiche.

Pressione e AF_2_9_2019Tenere sotto controllo la pressione deve diventare una regola di prevenzione per rimanere più a lungo sani, ma è lo stile di vita che deve prima di tutto cambiare. Quando pridilegiamo un regime alimentare ricco di vegetali (verdura e frutta) cereali integrali (fibre), pochi grassi e proteine animali, un basso apporto di sale (sodio) e pratichiamo del movimento, siamo senza dubbio in grado di perdere peso in eccesso e di abbassare il valore della pressione (perdere 4/5 kg di peso corporeo può già abbassare la pressione!). Il peso elevato, l’alimentazione scorretta e la mancanza di movimento sono gli indicatori su cui intervenire modificando le proprie convinzioni e le proprie abitudini.

L’attività fisica rappresenta da sempre l’approccio terapeutico più immediato dell’ipertensione così come la migliore soluzione per chi vuole evitare di essere iperteso domani. E non è necessario diventare degli sportivi o degli atleti per avere dei benefici. Ogni volta che facciamo attività fisica la pressione cala sensibilmente.Pressione e AF_5_9_2019

L’attività fisica più efficace e raccomandata è quella di tipo aerobico o cardiovascolare purché fatta in modo regolare. Che sia di bassa intensità e breve durata o di moderata intensità come camminare, nuotare o pedalare in bicicletta deve consentire di respirare senza affanno, con un continuo apporto di ossigeno e di parlare mentre la si pratica.

Per essere efficace l’attività fisica deve durare almeno 20-30 minuti ogni sessione in modo continuativo ed essere praticata tutti i giorni o almeno 5 giorni alla settimana perché solo in questo modo si può garantire un effetto sull’integrità del sistema cardiovascolare e un controllo sui valori della pressione.

Pressione e AF_8_9_2019Muoversi, dunque, favorisce una diminuzione dei livelli pressori sia durante la seduta di attività fisica che immediatamente dopo; e anche se la diminuzione di pochi millimetri di mercurio può sembrare poco significativa, la riduzione dei rischi (ictus e infarto ad esempio) e della mortalità per cause cardiovascolari, al contrario, diventa importante.

L’ipertensione arteriosa non è una patologia, ma un fattore di rischio per molte malattie oltre che l’indicatore di una vita breve. Va da sé che debba essere costantemente controllata. Ma come agisce l’attività fisica sull’organismo che, proprio come un farmaco (vedi l’articolo “Movimento, nuovo farmaco”), abbassa il valore della pressione?

Pressione e AF_7_9_2019Sembra che la riduzione della pressione arteriosa, grazie all’attività fisica, sia determinata da una diminuzione delle resistenze di tutti i vasi sanguigni periferici. Un meccanismo che interessa il sistema nervoso simpatico e particolari ormoni ad azione vasocostrittrice, riduce la loro attività neuro-ormonale rendendo più pervi i vasi sanguigni. L’attività fisica costante e protratta nel tempo stimola, quindi, la vasodilatazione e aumenta anche la funzione dell’endotelio (pareti interne dei vasi sanguigni) oltre che favorire l’aumento della lunghezza del diametro dei nuovi vasi sanguigni (processo di angiogenesi).

Muoversi riduce lo stress ossidativo e lo stato infiammatorio dell’organismo che si associano normalmente alla pressione alta.

Ma non basta. Muoversi privilegiando l’attività fisica degli arti inferiori, nella marcia ad esempio, migliora il meccanismo di eliminazione dei liquidi come se prendessimo i diuretici. Anche lo stress si riduce di livello se pratichiamo attività fisica: lo stress, l’ansia e la qualità del sonno sono fattori responsabili dell’innalzamento della pressione sanguigna, pertanto muoversi può regolare ogni valore e diminuire così il lavoro il cuore che altrimenti, alla lunga si scompensa.

Allora aumentiamo il livello di attività fisica oPressione e AF_6_9_2019 iniziamo a farlo!

Camminare, marciare, correre, salire e scendere le scale, nuotare, andare in bicicletta con una frequenza da 3 a 5 volte alla settimana, una durata da 20 a 60 minuti, uno sforzo muscolare pari al 40-70% del massimo teorico abbassa la pressione con lo stesso effetto di una mono-terapia farmacologica anti-ipertensiva. Ma pure alternare l’attività fisica di tipo aerobico sopra citata (per sviluppare la resistenza muscolare) a esercizi di tonificazione (per sviluppare la forza muscolare) richiama il sangue da un gruppo muscolare ad un altro stimolando la microcircolazione capillare e quella dei vasi principali.

E se l’intera rete sanguigna funziona bene, il cuore è meno sottoposto a stress e il colesterolo non si deposita facilmente sulle pareti dei vasi creando le ben note placche.

Consigliare la giusta attività fisica, prescriverla e insegnarla correttamente a coloro che vogliono tenere sempre sotto controllo la pressione è compito del medico e del personale esperto in movimento ed esercizio fisico.

Le condizioni fisiche di partenza della persona, l’età, il peso corporeo, i fattori di rischio, le patologie in corso vanno tenuti conto e richiedono una stretta collaborazione fra le figure qualificate per evitare quell’ autonomia del fai-da-te senza obiettivi realistici e salutari.Pressione e AF_3_9_2019

La pratica costante di un’attività fisica adattata alle esigenze della persona permette di verificare visibilmente il calo di pressione avvenuto tanto da motivare e convincere a continuare. È così che può nascere una buona abitudine…

Fonte:

*Articolo coperto da Copyright.

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ATTIVITÀ FISICA E FORZA DI GRAVITÀ

Ogni mattina ti alzi dal letto, con maggGravita_1_3_2018iore o minore fatica, senza avere consapevolezza  che sul tuo corpo agisce costantemente la forza di gravità..

Come un peso, la forza di gravità, spinge verso il basso mentre il tuo corpo organizza il suo apparato muscolo-scheletrico,  in un continuo sforzo posturale, per tirarsi su.

Con una forza diretta dal basso verso l’alto, contraria quindi a quella gravitazionale, il corpo vince ogni giorno portandosi su, seduto o in stazione eretta.

Ogni individuo sulla superficie terrestre è soggetto alla forza di gravità che il pianeta esercita su di esso. Questa forza di attrazione ha senso e direzione verso il centro della Terra eppure ad essa non si dà abbastanza importanza.

Gravita_10_3_2018
L’influenza della forza di gravità è invece determinante sulla fisiologia del corpo umano non solo in quanto forza di per sè, ma perché richiede di essere bilanciata dall’azione di un’opportuna altra forza, contraria dunque, avente la medesima intensità, la stessa direzione con il verso opposto.

Cosa significa questo? Che l’individuo umano è stato progettato per convivere con questa forza terrestre e per resistere grazie alla
sua forza fisica. In una parola, l’uomo è stato progettato per muoversi.

Contrastare ogni giorno la forza di gravità, mantenere la posizione eretta, consentire al corpo l’equilibrio durante il movimento è sempre possibile grazie ad un sistema tonico posturale fatto di recettori ed effettori periferici sotto un controllo centrale. Sono i muscoli posturali antigravitari che si attivano e aumentano la loro attività per opporsi alla forza di gravità e per un conseguente controllo posturale. E così la forza di gravità risulta indispensabile, vitale. In assenza o in condizione di scarsa influenza di essa come stando in acqua, a letto o nello spazio, si rilevano modificazioni radicali del tono posturale e di conseguenza atteggiamenti posturali molto diversi.Gravita_2_3_2018 La muscolatura necessita della forza di gravità per essere continuamente sollecitata, per un continuo sforzo contro resistenza, per un costante impegno muscolare che le consenta di mantenersi efficiente e debitamente stimolata.
Senza la forza di gravità ( ed è ciò che accade agli astronauti durante la loro permanenza nello spazio, agli anziani, ai disabili,
agli individui allettati, ai sedentari, a coloro che puntano solo su un allenamento in acqua o in  sospensione e che evitano uno sforzo muscolare posturale antigravitario! )  viene a mancare la forza esplosiva che corrisponde alla massima potenza muscolare e si riduce la stabilità ad opera delle fibre muscolari responsabili del mantenimento della statica. Gravita_6_3_2018Non solo, ma grazie a questa forza di spinta e compressione, le strutture osteo-cartilaginee si alimentano e si rigenerano.  La gravità è lo stimolo che aiuta le ossa a riformare il proprio tessuto evitando la decalcificazione. Il metabolismo osseo è regolato dalle continue contrazioni dei muscoli che, inserendosi sulle ossa, sollecitano costantemente il tessuto osseo. Ciò significa che soltanto le ripetute sollecitazioni della muscolatura sulle ossa in presenza della forza di gravità ( pertanto non in acqua né nello spazio! ) favoriscono il deposito di calcio.

Gravita_8_3_2018Inoltre, le cartilagini articolari che rivestono le estremità ossee vengono nutrite dal liquido sinoviale presente nello spazio di ciascuna articolazione. Non possedendo una rete capillare sanguigna che favorisce lo scambio dei tessuti, la cartilagine ha bisogno che le sostanze nutritive vi giungano e quelle di scarto  se ne vadano grazie al ricambio del liquido sinoviale. Tale ricambio avviene solo se stimolato dall’attività fisica che è l’espressione di uno sforzo contro gravità e rallenta quando l’individuo è sedentario. Questo processo spiega l’importanza del movimento condizionato dalla forza di gravità cioè del lavoro fisico in qualunque ambiente e contesto che non siano solo l’acqua e la sospensione.

Eludere la forza di attrazione terrestre significa evitare quello schiacciamento fisiologico verso il suolo contro il quale l’uomo lotta quotidianamente, significa togliere la forza peso all’individuo.Gravita_7_3_2018

Se si pensa che il peso corporeo in acqua si riduce della metà stando immersi fino all’ombelico e fino al 90% se immersi a livello di spalle, si può comprendere l’alleggerimento e la minor attivazione dei recettori adibiti al controllo del tono posturale

La forza di gravità regola la funzionalità di tutti gli apparati dell’organismo umano. L’effetto di compressione che essa ha sulle articolazioni e di carico sui dischi intervertebrali della colonna, il mantenimento del tono muscolare e della densità ossea, il controllo del volume della massa muscolare e della forza muscolare sono solo alcune delle funzioni vitali.

La complessità, la funzionalità e la bellezza dell’individuo umano sono regolate dall’azione della gravità e dal movimento fisico di opposizione ad essa.

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IL TREKKING, UN’ESPERIENZA DI MOVIMENTO – Parte 2

Molti studi concordano sull’aspetto salutare del trekking in natura.IMG_7684

Chi vive in città conosce il benessere indotto dal respirare meno smog e più aria pura, ma tutti in realtà ne beneficiano perché l’altitudine della montagna fa aumentare il numero dei globuli rossi che portano più ossigeno nel sangue e in tutto il corpo. L’aumento della resistenza fisica, del tono e del trofismo muscolari, il calo del livello di cortisolo nel sangue che, se elevato, causa aumento dello stress psico-fisico, l’abbassamento della glicemia, dei grassi e della pressione arteriosa sono solo alcune delle modificazioni apportate dalla pratica del trekking.

Stimolata la produzione di endorfine, il trekking aumenta la percezione di benessere, felicità e ottimismo. Sensazioni di rivitalizzazione e pieno di energia compaiono immergendosi in un ambiente naturale come la montagna. I giapponesi lo definiscono con il termine Shinrin-yoku, quasi una pratica terapeutica che assomiglia ad un bagno nella natura. Perché l’ambiente in cui ci si immerge o si vive abitualmente influenza la condizione psicofisica, in una parola, la salute.

Il trekking in Natura induce un ritmo lento, più naturale che si contrappone al ritmo frenetico della quotidianità e diventa “terapeutico”.

L’attività fisica connaturata al trekking aiuta a far conoscere a ciascuno il ritmo. Velocità, lentezza, regolarità di ritmo, adattamento a quello personale o all’altrui, si trasformano in esperienze verso l’equilibrio.IMG_2730

Anche il tempo diventa un elemento esperienziale. Dopo lo spazio inteso come misura dello spostamento che solitamente appare vasto, il tempo risulta dilatato e scandito soltanto dal silenzio, dalle soste per il pasto, dal sonno, le necessità corporali, la vestizione.  È un tempo vissuto in modo diverso dal quotidiano e carico di significati dove si impara a lasciare fuori il mondo per immergersi in un altro. Il trekking insegna inoltre ad essere flessibili  e a sapersi adattare. Cambiano i punti di riferimento, le proprie abitudini, i luoghi e le condizioni così come cambiano il cibo, il letto, l’igiene personale e i ritmi giornalieri.

Il corpo sperimenta stimoli, abilità e coordinamenti motori che nell’ambiente urbano in cui vive non sono presenti nè necessari. I disagi da fronteggiare nel trekking sono un’opportunità per il corpo di uscire dalla protezione e adottare strategie fisiche e mentali per superarli.

Il trekking insegna a dosare la propria energia concentrandola nell’atto motorio necessario per avanzare. La consapevolezza dei propri movimenti e la realizzazione di essi per spostarsi, spesso con lo zaino sulle spalle ( lo zaino che si porta non va sovraccaricato: i parametri di riferimento  consigliano un peso pari alle 15 – 25% del peso della persona che lo porta e in relazione pure all’allenamento individuale), richiede energia. Alla fine del percorso quell’energia impiegata genera fisiologicamente una sana stanchezza, benefica per il corpo.

IMG_0461Procedere in salita nel trekking significa bruciare grassi e calorie molto più che in pianura. L’energia per fare trekking deriva dall’ossidazione dei substrati energetici come il glicogeno muscolare e gli acidi grassi liberi.

I chilometri percorsi non sono un parametro rilevante e determinante; lo sono invece la pendenza del terreno e le sue caratteristiche, i metri di dislivello e il grado di difficoltà.

Il trekking non risparmia alcune articolazioni come le ginocchia per cui, oltre alla preparazione fisica per preservarle, è importante ricordare che la discesa ha più rilevanza e chiede maggior impegno rispetto la salita.

Il trekking è altamente formativo ed una valida opportunità di crescita per ciascuno. Il percorso intrapreso ha sempre un duplice aspetto e un duplice significato: è interiore perché avviene dentro la persona, rimuove le paure, cambia i limiti autoimposti, sviluppa la perseveranza, rafforza la determinazione, in una parola, favorisce la crescita personale e riporta alla coscienza di essere, di esistere;  il percorso è esteriore perché prevede uno spostamento fisico in luoghi di affascinante bellezza fino al punto di arrivo.IMG_7718

Con il trekking l’uomo è in grado di cogliere più approfonditamente la sua identità, chi è e al contempo in quali luoghi si trova, dove sta andando.

Il trekking aiuta a cambiare il punto di vista perché permette di andare oltre  quegli schemi mentali che limitano le potenzialità individuali, consente una percezione diversa di sé cioè di poter fare tutto senza disagi e timori. L’effetto è considerevole sull’autostima.

La pratica del trekking alla lunga interviene su molte problematiche cognitivo comportamentali per gestire meglio stati come l’ansia e lo stress.

Il beneficio è legato pure all’ambito sociale e alle dinamiche relazionali.  Le persone coinvolte nel trekking soprattutto in montagna condividono le medesime condizioni di fatica, di sforzo, di freddo e gestiscono insieme disagi e paure. Accomunate dalla stessa esperienza e pertanto poste allo stesso livello, senza alcuna diversità, le persone si sostengono.

L’evoluzione dell’uomo rivela principalmente la caratteristica di continuo movimento, di migrazioni, di nomadismo grazie all’abilità di camminare. Ciò significa che egli non ha come sua caratteristica connaturata quella di IMG_2933insediarsi durevolmente, bensì di spostarsi, di muoversi, di andare. Con il trekking l’esperienza di movimento in relazione alle asperità del terreno, al peso che si porta addosso diventa un percorso alla riscoperta di quegli schemi di movimento che appartengono all’essere uomo e che i suoi antenati hanno sempre utilizzato.

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IL TREKKING, UN’ESPERIENZA DI MOVIMENTO – Parte 1

Il trekking è un’escursione piacevole a piedi dal significato sportivo o turistico sui sentieri di montagna, pianura o deserto, spesso poco agevoli, lontani dalle vie di comunicazione, per più giorni.

Trekking_3_1_2018È un lungo viaggio (dall’inglese to trek) in mezzo alla Natura intrapreso camminando lentamente  e molto vicino all’escursionismo. La montagna è il luogo prediletto, un’area ricca di percorsi da affrontare in ogni stagione, con livelli diversi di difficoltà e a quote più o meno elevate.

C’è un trekking itinerante che prevede uno spostamento continuo circolare con arrivo al punto di partenza e pernottamento in rifugi, lodge, campi tendati  ogni sera diversi e un trekking residenziale che si articola in percorsi ogni giorno differenti, ma con rientro ogni tardo pomeriggio al medesimo punto di sistemazione da campo.

Trekking, the activity of walking long distances on foot for pleasure.Trekking_2_1_2018

Il trekking è un’attività fisica salutare, sfidante ed entusiasmante, ma richiede una buona forma fisica. L’adattamento all’alta quota, i sentieri scoscesi e i pendii più o meno ripidi, i luoghi generalmente impervi da affrontare necessitano di una corretta preparazione fisica.

La preparazione fisica specifica e continuativa deve essere tale da consentire alla persona di sostenere mediamente da 5 a 9 ore di cammino al giorno con lo zaino in spalla senza trasformarsi in uno sforzo insostenibile.  L’allenamento regolare aerobico e anaerobico, il lavoro di forza e di allungamento sono fondamentali per affrontare con serenità un trekking tanto quanto lo è la scelta di un buon paio di scarpe. Quelle “alte” offrono una  protezione alle caviglie soprattutto quando ilTrekking_1_1_2018 percorso diventa impegnativo, in montagna e sui sentieri sterrati. Le calzature devono essere adatte al percorso, ma anche comode per permettere al piede il giusto confort e alle dita di muoversi. Si cammina con i piedi.

Nel trekking salita e discesa, percorsi sconnessi e impervi, dislivelli e altitudine rappresentano gli elementi che abitualmente si affrontano, ma pure i fattori allenanti utili alla preparazione fisica. Così, programmare un trekking ogni fine settimana dando gradualità alle difficoltà e agli sforzi, significa allenarsi e migliorare sensibilmente la propria condizione fisica. Durante la settimana si può aggiungere  dell’attività di palestra chiedendo consiglio a un Personal Trainer esperto. Ciò aiuta ad integrare il lavoro fisico all’aperto per far funzionare al meglio i vari gruppi muscolari, il sistema cardiocircolatorio e quello respiratorio.

foto_albo_13_2016La migliore forma di allenamento al trekking è senza dubbio il cammino.

Percorrere approssimativamente 5 km su un suolo pianeggiante in un’ora, 350 m di dislivello in salita e 600 m in discesa sempre in un ora, è il riferimento medio su cui si basa il trekking.

Il trekking rappresenta quello schema motorio più naturale e spontaneo per l’individuo umano che è il cammino. Così tutto ha inizio con il camminare senza grosse pretese, partendo da itinerari semplici, adattandosi alle regole dell’ambiente naturale e trasformando il cammino in un’abitudine.

Quando si parte da zero e si è magari sedentari, anche un dislivello di 400 – 500 m in circa due ore di cammino puòIMG_2544 rappresentare uno sforzo considerevole, non salutare. La gradualità nell’allenamento diventa fondamentale per evitare lo stress e l’affaticamento eccessivi. Condizioni fisiche di partenza, età, esperienza, predisposizione vanno tenuti in debita considerazione.

La frequenza cardiaca deve mantenersi ad un livello medio (100 – 120 battiti al minuto), gli sforzi vanno dosati e il ritmo di camminata modificato in base ai cambi di pendenza tanto da riuscire a parlare mentre si avanza.

Nel trekking l’investimento fisico è il prerequisito per soddisfare un bisogno naturale che è il movimento, l’agire in ogni contesto con il corpo e con la mente. Ma l’impegno fisico non va sottovalutato nel momento in cui con il trekking si vuole guadagnare in salute.

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LA MEDITAZIONE NEL MOVIMENTO

La pratica della meditazione attraverso le sue varie tecniche nasce come bisogno dell’uomo di rimanere in un profondo contatto con la Natura, di vivere il silenzio fino a giungere a quello interiore, di relazionarsi con l’ambiente e le dimensioni superiori.

Meditazione_7_16_2017

Fermarsi per meditare non è però sempre compreso o ben accolto, oggi che il ritmo di vita è per tutti accelerato e frenetico.

È difficile trovare il tempo, lo spazio e l’abilità di rimanere fermi, quasi immobili, in silenzio per sgombrare la mente dai pensieri e dai meccanismi razionali.

L’uomo è tanto coinvolto in un continuo “fare”  da perdere di vista il proprio “essere” e soprattutto è incapace di ritrovarlo reprimendo l’impulso al movimento.

Parlare allora di meditazione durante il movimento significa entrare in uno stato meditativo semplicemente muovendosi.

Meditazione_3_16_2017Incontrare i bisogni dell’uomo moderno è alla base del saper conciliare gli aspetti fisiologici a quelli mentali – spirituali.  Così, praticare la meditazione in qualunque luogo o spazio ci si trovi facendo dell’attività fisica, camminando, correndo, ponendo attenzione al respiro, liberando ogni parte del proprio corpo per risvegliare l’energia vitale, vuol dire trovare uno stato di quiete mentale, di consapevolezza fisica e di raccoglimento intorno al proprio sè.

Dal latino meditatio ovvero “riflessione”, la meditazione è un metodo per entrare in contatto con se stessi in uno stato di pace interiore.

Resa libera la mente e deteso il corpo grazie al movimento, l’individuo è in grado di aprirsi a nuove consapevolezze e a nuovi equilibri.Meditazione_11_16_2017

Tenuto in movimento, il corpo diventa il mezzo per aumentare l’intensità della concentrazione liberando la mente dalle interferenze che impediscono la nascita di idee, le riflessioni deduttive, il collegamento ad altre dimensioni o semplicemente il rilassamento mentale.

Nello stato di dinamismo creato dal movimento di qualsiasi tipo, l’attenzione si sposta dagli innumerevoli pensieri che saturano la mente quotidianamente ad un unico elemento che può essere rappresentato dal ritmo del movimento stesso, da una parola o un suono, una sensazione fisica, un’emozione del momento. Ignorando tutte le espressioni mentali che affollano costantemente la mente e portando la concentrazione su un unico elemento o azione, si è in grado di interrompere il flusso di coscienza.

Carega Excursion Mountain Walk Clouds

Così, camminando (come piace a me) in montagna, ad esempio, in un ambiente a contatto con la Natura dove l’aria è ricca di ossigeno, il ritmo cadenzato del passo induce uno stato di rilassamento fisico e mentale.  Già di per sé la montagna conferisce una condizione di tranquillità, ma il movimento ritmico, semplice e naturale che si fa con il cammino, contribuisce a scaricare ansia, tensioni emotive e nervose della vita quotidiana.

In ascolto del proprio corpo e del ritmo del respiro, senza affaticarsi troppo, l’uomo può davvero entrare in uno stato meditativo in cui gestire al meglio lo stress, aumentare la stabilità emotiva, massimizzare l’integrazione psicofisica.

Il cammino lento in montagna, senza forzare la respirazione, contribuisce a svuotare la mente durante lo spostamento e raggiungere quello stato di consapevolezza di quanto siano superabili i propri limiti.

I benefici ottenuti non riguardano soltanto un miglioramento del benessere cardiovascolare, del tono dell’umore, dell’apprendimento motorio e sensitivo,  una riduzione del dolore e dello stress, un’estensione della gentilezza e della compassione, ma pure uno sviluppo del pensiero creativo.

Businessman painting abstract colorful design on gray background concept for business creativity, imagination and inspiration

L’effetto della meditazione su alcuni aspetti della cognizione umana come la divergenza e la convergenza del pensiero creativo è di crescita.  Così,  con la meditazione in movimento cresce il pensiero creativo divergente rappresentato dall’abilità di generare nuove idee e cresce pure il pensiero creativo convergente inteso invece come la capacità di trovare soluzioni intorno a un problema.

Meditazione_8_16_2017Con il movimento simbolicamente la mente si libera dalle forme di pensiero che la affollano e che generano stress. Muovendosi, le tensioni stressanti vengono spinte attraverso il corpo fino all’espulsione “disintossicandolo”  e sgombrando il cervello. Un beneficio psichico e fisico grazie anche alla liberazione di endorfine e serotonina.  Gli equilibri biochimici del cervello  si modificano, la mente risulta meno distratta e il pensiero creativo trova spazio.

La meditazione è di per sé un’ importante esercizio di rilassamento e,  indotta dalla ritualità del movimento come il cammino in montagna, aiuta il cervello a ritrovare la sua naturale lentezza di ritmo in una realtà in cui tutto è tanto veloce.

Perché l’uso fisiologico del cervello richiede quiete e lentezza e solo in quella condizionMeditazione_9_16_2017e sviluppa la creatività.

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“DA DOMANI MI MUOVO”, IL LIBRO

Leggere un libro fa accadere cose inaspettate. Seguire una storia con un inizio, uno sviluppo e una conclusione ti aiuta a porre attenzione alla sequenza degli eventi e a utilizzare questo meccanismo nella pratica.DDMM_9bis_8_2017

Leggere un libro con la sua trama, le esperienze, le testimonianze, i consigli equivale a vivere i contenuti come fossero reali perché il tuo cervello non fa differenza tra ciò che è immaginato e ciò che è veramente vissuto. Il tuo cervello, leggendo, scatta delle istantanee visive che rimangono ben impresse e a cui lega delle emozioni personali.

Così è nata l’idea di scrivere il libro DA DOMANI MI MUOVO, con l’intento di raccontare una storia utile a farti muovere, a suggerirti come porre attenzione ad alcune semplici regole per uno stile di vita sano.

Diventare abili nel seguire un programma, una pianificazione, un protocollo dal primo momento alla fine, facilita il tuo processo di cambiamento.

DA DOMANI MI MUOVO è un concentrato  di buone pratiche in forma di racconto, un libro che dischiude, a chiunque abbia a cuore la propria salute, la possibilità di riprendere in mano, attraverso il movimento e l’esercizio fisico prima di tutto, la gestione di sé con consapevole responsabilità.

Il libro può essere letto in due modi. Si può leggere la storia di quattro amici che si incontrano dopo trent’anni e che notano, con disappunto, quanto siano cambiati, inevitabilmente invecchiati, ma inaccettabilmente trascurati, oppure si possono apprendere i consigli per darsi una mossa, cambiare e badare di più alla propria salute.

Il segnale che lancia il libro è la necessità di muoversi, di essere attivi, di dedicare un po’ di spazio a se stessi.DDMM_4_8_2017

Lo stile di vita attuale, che sembra rispondere soltanto alla logica del piacere e della pigrizia, è una trappola. Il ricordo di come eri in forma  da giovane e di come ti trasformi nel corso degli anni, se non fai attenzione e ti trascuri,  può stimolarti a invertire la rotta.

Perché la vita spesso sembra sfidare la salute. Sei così lontano da un atteggiamento di rispetto nei confronti del tuo corpo e della tua condizione fisica quando mangi troppo, quando stai tante ore davanti al computer senza alzarti e fare due passi, quando accendi l’ennesima sigaretta rimandando di smettere, prima o poi, tanto che neppure te ne rendi conto.

DDMM_6_8_2017Intorno ai cinquant’anni e anche prima per molti, il corpo entra in una modalità fisiologica di decadimento, in una condizione di mal stare legittimato. Così, senza chiederti come sia possibile, ti arrendi e ti adatti al “Non ho più vent’anni!” rimanendo in attesa.  Stai perdendo dignità e identità e stai  cedendo all’indolenza.

Nel libro sarà l’incontro con Alex, la guida dei quattro amici, per tutti loro,  il punto di svolta. Perché Alex li aiuterà a trovare la vitalità, la forma fisica e la salute perse tra sedentarietà, alimentazione sbagliata o poco attenta, stress e troppi impegni. Ma come in ogni percorso serio di cambiamento, il corpo va preparato a partire dal suo motore. Ed è proprio dalla volontà che i quattro amici dovranno ripartire, pronti a sacrificare le comodità e le abitudini.

DA DOMANI MI MUOVO  non è un manuale, ma il percorso che chiunque può intraprendere in direzione di un benessere fisico e mentale con la forza e l’efficacia di una storia di tutti i giorni.

E’ possibile che “Da domani mi muovo!” lo abbia detto anche tu, tante volte, senza sapere cosa fare.

Accetta la sfida del libro, le indicazioni sono facili da mettere in pratica.

Ecco, in sintesi le 10 più importanti per iniziare:

  1. DECIDERE di voler cominciare a fare qualcosa, di voler cambiare muovendosi.Man and woman jogging on grass, rear view
  2. CONDIVIDERE la decisione in casa (famiglia) per avere un sostegno e la comprensione.
  3. SCEGLIERE di muoversi in ambiente naturale quando è possibile per prenderne tutta l’energia e in una palestra dove trovare spazi adeguati e personale preparato.
  4. INIZIARE GRADUALMENTE, camminare è un’ottima prima soluzione.
  5. PARLARE della decisione di muoversi ad amici o persone vicine per viverlo come una dichiarazione come un impegno serio da rispettare, come una promessa a se stessi e agli altri da mantenere.
  6. RIVOLGERSI ad un esperto come un personal coach o un personal trainer che abbia referenze certificate e testimonianze di buon operato.
  7. ATTRIBUIRE all’ attività fisica, all’esercizio, al movimento in genere il valore di un farmaco salvavita.
  8. COINVOLGERE nell’attività fisica un amico e/o un familiare per condividere l’impegno e lo sforzo.
  9. SPOSTARE l’importanza dell’alimentazione al secondo posto dopo il movimento, ovvero, prima muoversi e poi pensare al cibo.
  10. DARE CONTINUITA’.

Ora tocca a te! 

Buona lettura e buon movimento!

DDMM_2_8_2017

*Articolo coperto da Copyright.

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Da Domani Mi Muovo – 1 – La Storia
“Questo libro aiuta davvero a pensare di dare un senso a ciò che si fa: non è la capacità tecnica decisiva o l’abilità, ma ciò che si chiede a se stessi.
Atleta o persona semplice che sia, oggi più che mai ciascuno deve sentirlo forte e perseguirlo con determinazione. Il movimento è una necessità.” – dalla prefazione di Deborah Compagnoni.
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Da Domani Mi Muovo – 2 – L’Inizio
“Questo è un libro che riguarda tutti noi, sportivi e non. Fare movimento, fare esercizio fisico aiutano nella vita fino da quando, giovani, pratichiamo lo sport. Scegliere di continuare ci aiuta a sentirci giovani e a mantenerci in salute. Il corpo che abbiamo ci deve accompagnare per un lungo cammino ed il nostro compito è di mantenerlo sempre nelle migliori condizioni possibili.” – dalla prefazione di Alberto Tomba
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PERCHE’ MUOVERSI IN MODO “NATURALE” ?

E’ crescente oggi l’attenzione per il “naturale”, per tutto ciò che rappresenta un ritorno alle origini, alla Natura, alla semplicità.

Naturale_9bis_7_2017Dal cibo alle pratiche, dal design all’ambiente, dalle forme alle attività, anche l’esercizio fisico diventa naturale.

Se naturale significa normale, umano, connaturato, relativo alla natura, allora muoversi in maniera naturale vuol dire non rompere il legame che l’uomo ha con la Natura e con l’ambiente in cui vive.

Ma il movimento è già di per sé naturale perché e connaturato all’individuo  e al soddisfacimento dei suoi bisogni e delle sue funzioni nonché alla garanzia di salute.

Le necessità quali procurarsi cibo, acqua e riparo, fuggire, difendersi e lottare, cambiare posizione nello spazio, sopravvivere, evitare i pericoli delle condizioni ambientali e atmosferiche avverse, oggi soddisfatte senza alcun dispendio energetico, rimangono pur sempre attività fisiche naturali da compiere quotidianamente. Praticare queste attività come un tempo i nostri antenati della Savana o ancor oggi gli indigeni in qualche lontana parte del mondo, significa restare in salute.Naturale_2tris_7_2017

La vita è movimento e tutto ciò che è vivente si muove, cambia e si trasforma.

Già tra il 1875 e il 1957 Georges Hébert,  insegnante francese specializzato in educazione fisica, era giunto alla consapevolezza, attraverso i suoi viaggi, che le popolazioni indigene avevano caratteristiche fisiche di robustezza, flessibilità, agilità e resistenza, avevano fisici tonici e asciutti, erano in salute e in grado di destreggiarsi tra le diverse abilità fisiche e adattive grazie alla loro esistenza trascorsa in natura. Da qui lo studio di un metodo di allenamento fisico il cosiddetto Metodo Naturale, basato su esercizi presi da attività naturali quali camminare, correre, saltare, arrampicarsi, rimanere in equilibrio, lanciare, sollevare, nuotare, spostarsi su 4 appoggi, difendersi.

Naurale_4_7_2017

L’efficienza, la prestanza fisica e la salute dei nostri predecessori nella Savana e degli indigeni erano e sono la conseguenza naturale di un’armonizzazione con l’ambiente grazie ad un continuo esercizio fisico vitale e naturale.

L’uomo ha la struttura fisica dei primati, gli animali arboricoli, che, oltre alle abilità del cammino e della corsa come locomozione bipede, sono in grado di arrampicarsi.

Riattivare questi movimenti fisiologici e antichi dimenticati dall’attuale civiltà tecnologica, significa influenzare positivamente l’organismo sia da un punto di vista fisico che mentale.

Tali movimenti naturali consentono una distribuzione uniforme del lavoro muscolare di dorsali, pettorali, bicipiti, tricipiti, quadricipiti, ecc. così da sviluppare armoniosamente e naturalmente il fisico.  Come  gli indigeni e gli antenati della Savana, il corpo risulta essere più tonico, muscoloso, asciutto, ben proporzionato, scattante, agile e performante.

Gli esercizi a corpo libero con o senza carichi, considerati naturali, possono essere, ad esempio:

la trazione sulle braccia dalla sospensione alla sbarraNaturale_13_7_2017

i piegamenti sulle braccia da corpo prono proteso su 4 appoggi

i piegamenti sulle gambe

la posizione statica del corpo prono proteso su 4 appoggi

gli affondi avanti o dietro su una gamba

la flessioni del busto in varie posizioni.

L’attività fisica è naturale quando risulta adatta alla specie umana e, essendo fondamentale per la sopravvivenza, quando è praticata giornalmente.

Naturale_3_7_2017Camminare a piedi scalzi, arrampicarsi, muoversi all’aria aperta è un allenamento propriocettivo che porta anche al miglioramento delle prestazioni mnemoniche e cognitive. Quando l’ambiente e il terreno circostanti si modificano continuamente, lo stimolo alla memoria diventa importante perché il cervello deve aggiornare le proprie informazioni per un continuo e migliore adattamento.

Il movimento naturale è sano e sostenibile a livello fisico quando è in grado di migliorare o mantenere la flessibilità, l’articolarità, la forza, la resistenza, l’equilibrio, la postura, la respirazione e tutte le potenzialità in genere del corpo nel rispetto dell’età e delle condizioni fisiche dell’individuo umano.

Ritornare alla naturalità significa esplorare e conoscere il movimento in direzione di nuove possibilità e abilità, di nuovi equilibri e di una nuova identità fisica. Significa recuperare le capacità dinamiche del corpo di adattarsi, di rispondere alle varie situazioni, di riprogrammarsi in modo funzionale e sano.Naturale_15_7_2017

L’uomo ha bisogno di utilizzare tutte le sue abilità fisiche, ha bisogno di recuperare tutti i movimenti che appartengono al suo corpo al fine di sviluppare tutto ciò che gli consente di essere in salute.

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NATALE E SALUTE

Con l’arrivo delle FESTE i buoni propositi di continuare a MUOVERSI vengono spesso rinviati e la volontà si mette in disparte.

L’ approccio generale al periodo delle Feste è, di base, poco conveniente: si giustifica con leggerezza una sospensione dell’ ATTIVITÀ FISICA in palestra, presumendo (e confidando!), nella chiusura della stessa durante tale periodo, si mostra un certo disinteresse verso un regolare regime alimentare semplicemente perché a Natale è difficile evitare di sgarrare e perché il tempo va dedicato agli acquisti, alla preparazione dei piatti delle feste, alle decorazioni e alle relazioni con amici e familiari.

Sembra che dagli inizi di dicembre a dopo l’Epifania il tempo si dilegui solo tra inviti a tavola, cene aziendali, bicchierate augurali tra amovimento_4_24_2016mici, scambi gastronomici in famiglia, preparativi, shopping compulsivo, ghiotte trasgressioni (perché, in fondo, quel dolcetto e quegli avanzi mica li butterai via?), beati momenti a casa in pantofole o sotto il pile, davanti la tivù o il caminetto.

Se ci si sta preparando al Natale è importante anche pensare alla migliore forma fisica tenendo sempre pronta la tessera del proprio club senza lasciare in un angolo le scarpe da ginnastica perché al momento non servono!

Ci sono alcune regole da seguire se si vuole continuare a proteggere la SALUTE anche durante le feste. E, forse, è più che mai da dicembre che si debba pensare alla salute perché a Natale il palato è contento, ma si è sicuri che lo sia anche l’organismo?

1° regola. Mantenere attivo il corpo grazie al MOVIMENTO significa avere un METABOLISMO efficiente, in grado di bruciare le calorie in sovrappiù, eliminare le tossine e abbassare il colesterolo “cattivo”.

La muscolatura, se allenata con costanza, ha bisogno di essere nutrita e questa richiesta provoca un innalzamento della disponibilità di calorie giornaliere. Così, aumentare il dispendio energetico attraverso l’ ATTIVITÀ FISICA è un compenso essenziale per tenere il metabolismo basale sempre attivo e sedere a tavola senza grossi sacrifici.

Pur facendo attenzione alla qualità del cibo, alla genuinità dei piatti e al bilanciamento dei nutrienti, i pasti delle feste sono purtroppo ricchi di grassi e zuccheri, sapidi e meglio conditi rispetto a quelli normali.

Si assumono in media il 30% di grassi saturi in più di quanto è consigliato e durante le Feste la dose, oltre a quella del colesterolo, può aumentare.movimento_7_24_2016

La prima reazione dell’organismo ad un apporto maggiore di cibo e bevande è la RITENZIONE dei LIQUIDI INTERSTIZIALI. Sodio e glucosio si concentrano nel sangue insieme agli altri nutrienti al punto da favorire l’aumento della pressione osmotica e del volume plasmatico. Così, con un volume del plasma sanguigno e dei liquidi presenti nei tessuti superiore rispetto agli altri momenti dell’anno, il peso corporeo sale. L’aumento del peso non deve preoccupare, ma solo allertare. (L’analisi con la bioimpedeziometria- BIA rivela dati e valori precisi). Nell’arco di qualche giorno quel chilo/due se ne va fisiologicamente a meno che si continui a eccedere con le quantità.

2° regola. Essere costanti nel praticare attività fisica dovunque ci si trovi e più che mai in questo particolare momento dell’anno. Un concentrato di Feste, eventi, scambi, incontri, condivisioni attorno a un tavolo imbandito come nel periodo di dicembre-gennaio deve far riflettere. L’accumulo di calorie e di tossine che ne deriva è il motivo principale per dare CONTINUITÀ e REGOLARITÀ alla pratica della propria ATTIVITÀ FISICA.

L’ ATTIVITÀ FISICA prima delle feste mantiene il METABOLISMO ATTIVO;

l’ ATTIVITÀ FISICA durante le feste aiuta a eliminare la ritenzione dei liquidi;

l’ ATTIVITÀ FISICA dopo le feste consente il consumo e lo smaltimento di CALORIE e TOSSINE in eccesso.


movimento_3_24_2016Ricordati che non si ingrassa tra Natale e Capodanno, ma fra Capodanno e Natale”
(
Anonimo)

Aggiungere un’uscita, allungare le sedute di ATTIVITÀ FISICA contribuisce, oltre ad accelerare il METABOLISMO per bruciare di più, anche per fare più attenzione a ciò che si ingurgita e non lasciarsi portare ad esagerare.

Freddo, mal tempo e buio già nel pomeriggio, poi, non devono scoraggiare.

Queste sono condizioni che, stimolando energicamente l’organismo, consentono di dissipare, come un bruciatore, un maggior numero di calorie.

Se ci si trova in vacanza in questo periodo, non ha valore l’ alibi di rilassarsi e basta, di mangiare, farsi coccolare alle Terme, ad esempio e non MUOVERSI affatto.

Avere qualche giorno di pausa dal lavoro a Natale può essere invece una buona occasione per praticare qualche ATTIVITÀ FISICA diversa. Senza gli orari lavorativi a cui sottostare, probabilmente si è in grado di allungare un po’ la durata dell’ ATTIVITA’ FISICA in questione, magari all’aria aperta o di intraprendere qualcosa di nuovo favorendo così un aumento del dispendio energetico.

Chi pratica abitualmente ATTIVITÀ FISICA, può dedicarsi in questo periodo ad allenamenti meno intensi ma più lunghi del solito, purchè tra i 30-60 minuti minimo, al giorno.

3° regola. Moderazione. Questa regola vale sia per ciò che si butta giù tra assaggi, buoni piatti e bicchieri, sia per l’ ATTIVITÀ FISICA praticata nell’illusione di ottenere prima possibile i risultati desiderati (magari sudando esageratamente sotto tessuti che non traspirano!) o nel correre semplicemente ai ripari!

Moderazione significa limitare le porzioni, non toccare grissini e pane durante i pasti, alternaremovimento_1_24_2016 un bicchiere di acqua a uno di vino (l’alcool è zucchero e ha calorie!), scegliere il panettone anziché il pandoro che contiene troppi grassi e calorie e così via.

Dovendo mangiare, inoltre, meglio preferire solo ciò che piace veramente, non fare il bis e masticare lentamente per assaporare a lungo il piacere.

Secondo recenti statistiche le Festività natalizie portano nel 68% degli italiani dai 2 ai 3 kg di media, in più. Chi è già in sovrappeso corre un grosso rischio se cede a tutte le tentazioni gastronomiche. Si sa che prevenire è meglio di curare…

4° regola. Prevenire e arrivare preparati alle Feste.

Ciò vuol dire:

seguire un regime alimentare un po’ austero già dal mese di novembre dove verdura e legumi abbondano, dove i carboidrati si limitano a porzioni da 70-80 gr al giorno e non di più;

seguire una dieta DETOX un paio di settimane prima del Natale per pulire l’organismo;

ridurre l’apporto calorico dei pasti prima e immediatamente dopo le inevitabili abbuffate delle date importanti. Soprattutto dopo, perché lo stomaco si è dilatato e si fa fatica a ridurre le quantità risultando insaziabili. Allora, con qualche sana rinuncia, con modesti pasti composti da verdure, zuppe di legumi, pesce, frutta e tanta acqua, ci si riempie di fibre e ci si sazia.

Il consiglio è di ripristinare il peso per recuperare la composizione corporea iniziale. Ciò significa un calo ponderale tra i 2 e i 3 Kg. massimo nell’arco di un mese.

Ciò che comunemente accade è che si sottovaluta il numero delle calorie contenute nelle prelibatezze natalizie, nelle salse, nei dolci, negli intingoli e si sovrastima il consumo di calorie giornaliero anche quando non ci si dedica all’ ATTIVITÀ FISICA!movimento_8_24_2016

Ecco allora come accade che si metta su peso per una non corretta valutazione o semplicemente per una mancata informazione.

Quanto ESERCIZIO FISICO fare per bruciare ciò che si mangia dipende dalla  struttura fisica ovvero dal peso e dall’altezza, dell’essere donna o uomo, dal volere perdere peso corporeo, dall’avere una qualità di vita migliore e da molti altri fattori.

Farsi guidare da un bravo Coach, un Personal Trainer per un programma movimento_2_24_2016personalizzato ed esclusivo allo scopo di raggiungere l’obiettivo desiderato, è quanto di meglio ci si possa regalare a Natale.

Lavorare sul proprio fisico significa anche dare alle Festività un significato meno consumistico e più rivolto al bene verso di sé, alla SALUTE, allo STARE BENE.

Se Natale è una ri-nascita

Buone Feste a tutti!

*Articolo coperto da Copyright.

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