Il triathlon è in crescita, piace per la varietà delle sue tre discipline nuoto – bici – corsa, piace perché, con il giusto approccio e un’adeguata preparazione, può essere praticato da molti, da 8 anni a oltre 75. Il più conosciuto e comune è il Triathlon Olimpico che include 1500 metri di nuoto, 40 km in bicicletta e 10 km di corsa.
Allenarsi al triathlon e prender parte alla sua competizione significa principalmente imparare a gestire le proprie energie e a saper affrontare ogni genere di difficoltà. In una parola, a resistere.
Chi in gara ha come obiettivo quello di completare il percorso in buone condizioni, magari sorridendo e divertendosi, di fare una bella esperienza formativa, di crescita piuttosto che scalare le classifiche o misurare i propri tempi, sa che deve comunque costruire con la preparazione una base aerobica e una resistenza generali molto buone.
Il lavoro muscolare nel Triathlon Olimpico è prevalentemente di tipo aerobico perché si protrae da un minimo di 1h e 30’ ca ad un massimo di oltre 3 ore.
Un vero programma di allenamento deve essere visionato da un trainer esperto che fornisca le tabelle corrette di allenamento. Portare con attenzione il corpo ad uno sforzo via via maggiore non basta però se non si considera anche il tempo da dedicare al recupero completo. Così, un consiglio generico, ad esempio, è di allenarsi 2 volte alla settimana a nuoto, 2 volte alla settimana in bicicletta e 2 volte alla settimana alla corsa con un giorno di scarico, di riposo. Rigenerare inoltre il corpo con attività fisiche diverse dalle tre discipline come un lavoro di forza in palestra o qualche seduta specifica tipo pilates, come un rinforzo alla stabilità della schiena e del core, come uno stimolo alla propria propriocettività e alla reattività plantare, aiuta a utilizzare al meglio tutte le abilità fisiche.
Il triathlon insegna a conoscersi meglio, a sapersi affidare alle proprie forze, a fare appello a tutte le risorse fisiche e mentali, a trovare i propri ritmi, a spostare i propri limiti.
Le tre discipline, nuoto – bici – corsa, insieme comportano degli adattamenti neuromuscolari e un impegno muscolare molto diversi. Inoltre comunicano sensazioni di sforzo e fatica altrettanto differenti. Ecco che passare da una disciplina all’altra, cioè dal nuoto alla bicicletta, dalla bicicletta alla corsa, abitua a vivere alternanze in cui ora c’è sollievo e le articolazioni non fanno male, a momenti in cui le gambe non girano, i movimenti risultano limitati, gli schemi di movimento sembrano persi in un sentirsi goffi, rigidi e impacciati. Ma passare da una disciplina all’altra significa anche imparare a ritrovare subito ritmo e intensità adeguati, una posizione corretta nonostante una biomeccanica variata e non più propria.
Pure nella vita di tutti i giorni succede di dover passare da un ruolo ad un altro, da un impegno ad un altro, dal risolvere un problema e subito dopo risolverne un altro, da un incarico ad un altro e così via. Ecco allora che il triathlon insegna a saper gestire i passaggi da – a, ad accettare la transizione, a trovarsi pronti a cambiare repentinamente, ad accettare sempre una diversa realtà.
Perché passare da – a significa trovare quel giusto equilibrio tra l’impazienza di buttarsi nella fase successiva per frenesia o curiosità e la riluttanza a farlo per timore, stanchezza o pigrizia.
Passare da – a, a volte comporta sopravvalutazione di sé o al contrario una mancanza di fiducia nelle proprie possibilità, un’inadeguatezza, un attaccamento alle proprie abitudini e alle proprie sensazioni da rendere difficili i passaggi al nuovo.
La reazione al passaggio da – a è quasi sempre emotiva. Come tale richiede un rinforzo della struttura della personalità. Solo così si può acquisire la capacità di trovare dentro di sé le risorse per andare avanti. Imparare a resistere nel triathlon e nella vita è il risultato di una forza di volontà allenata e di un alto livello di resilienza.
Il triathlon aiuta a essere più focalizzati, più organizzati, più rapidi, ad avere maggior determinazione, sopportazione, forza d’animo e così anche nella vita.
Dal triathlon si è educati a nutrirsi correttamente, a idratarsi, a saper scegliere la giusta integrazione e saper ascoltare i segnali del corpo per conservare l’energia fisica per la disciplina successiva rispettando la fatica, a non abbandonare la motivazione perché c’è la consapevolezza di un triplice sforzo e tutto ciò torna utile, un’altra volta, anche nella vita.
Nel triathlon non ci si può mai fermare in quanto prima si nuota, poi si va in bici e infine si corre. Occorre abituarsi a cambiare al volo il tipo di disciplina diventando rapidi pure nel togliere il casco, ad esempio, nell’infilare le scarpe da corsa e così via.
Anche nella vita di tutti i giorni serve avere questa velocità per non rimanere fuori dalla realtà.
I numerosi parallelismi tra triathlon e vita non si limitano a quanto detto. Se nel triathlon è determinante la conoscenza del percorso di gara, i suoi dettagli ( in pianura? è un saliscendi? si nuota in acque libere di mare o di lago?) per una migliore gestione delle energie, nella vita e altrettanto importante essere consapevoli e focalizzati sul proprio percorso di studio, di lavoro, di relazione, ecc.
Se nel triathlon è fondamentale l’adattamento alle condizioni metereologiche del momento, favorevoli o sfavorevoli (vento, caldo, freddo, pioggia e così via), per vivere positivamente tutte le variabili, nella vita è a sua volta indispensabile fare esperienza delle avversità di qualsiasi genere per abituare la mente a non arrendersi.
Se nel triathlon la componente psichica entra in gioco dal primo minuto di gara in una prova che ha la durata di alcune ore e l’impegno di tre discipline, nella vita l’aspetto psichico è la guida costante che orienta l’individuo nelle sue numerose competenze.
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